Cosa è successo la notte in cui Giulia è stata uccisa: la ricostruzione. Spunta il dubbio della premeditazione
La cronistoria della vicenda che ha come inizio la cena al centro commerciale di Marghera e come epilogo il fermo dell'ex fidanzato in Germania

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Sabato 11 novembre Giulia Cecchettin, 22 anni, va al centro commerciale di Marghera per un panino. Passa a prenderla alle 18 Filippo Turetta, il suo ex, che l'ha invitata per un consiglio sulle scarpe. Alle 23.15 i due litigano vicino casa della ragazza a Vigonovo, lui la costringe a salire in auto. Alle 23.30 si fermano nella zona industriale di Fosso', lei scappa ma lui la insegue e la colpisce con un coltello. Quindi la carica nel portabagagli e punta al lago di Barcis, a 120 km.
Appare, dunque, impossibile che la ragazza fosse ancora viva, molte ore dopo, quando l'ex fidanzato l'ha portata in spalla, dentro un un canalone, a centinaia di chilometri dal luogo dell'aggressione, avvenuta, si stima, attorno alle 23.30. E a conferma della tesi secondo cui il decesso sarebbe stato cagionato a seguito delle coltellate, è il fatto che il corpo di Giulia non presentasse alcuna ferita da caduta dall'alto o da trascinamento, mentre mani e braccia erano segnate da numerosi tagli, conseguenza evidentemente del disperato tentativo di difendersi dai fendenti.
Il corpo di Giulia ritrovato in un dirupo
La Punto nera arriva a Palafavera (Belluno) solo alle 7.37, Filippo si è quindi fermato per liberarsi del cadavere di Giulia. Da qui prosegue verso l'Austria e poi la Germania, dove è stato arrestato domenica mattina sull'autostrada A9 all'altezza della cittadina di Bad Durrenberg. Solo il giorno prima - sabato 18 - era stato trovato il corpo di Giulia in un dirupo vicino al lago di Barcis. Aveva segni di percosse e ferite da coltello anche sulle mani, dalle quali si capisce che aveva provato a difendersi.
La ricostruzione
Ricostruendo quanto avvenuto quella maledetta notte tra sabato e domenica, gli investigatori hanno accertato che il tragitto seguito dalla Punto di Turetta appare da subito poco lineare e alcune tappe sembrano far pensare alla ricerca di un luogo isolato proprio per disfarsi della salma. Soltanto alle 3 di notte l'utilitaria di colore nero transita per la stazione turistica del Piancavallo e imbocca la stradina della Val Caltea che conduce a Barcis: con il telefono spento e dunque senza navigatore (che la sua vecchia auto non aveva), trovare anche solo l'accesso all'arteria, nella periferia meno nota della località turistica, diventa quasi un'impresa. Non solo.
Il giovane percorre in discesa circa 4 chilometri, fino a quando individua una piazzola di sosta. Ferma l'automobile e porta Giulia una ventina di metri dentro il bosco: anche in questo caso, è quasi un miracolo che, senza alcuna luce, tranne quella proiettata, in alto, dai fari dell'auto rimasta accesa sulla carreggiata, non abbia finito per schiantarsi alcune decine di metri più in basso, scivolando lungo un pendio ripidissimo e già ghiacciato. Prima di congedarsi per sempre dal corpo della ex fidanzata, la copre con alcuni grandi sacchi neri.
Il dubbio della premeditazione
Voleva in qualche modo preservarne i resti o soltanto occultare il cadavere? Il quesito per il momento non ha risposta, ma questo elemento rafforza, negli investigatori, il sospetto della premeditazione: quella sera Filippo era uscito di casa con un coltello - uno spezzato è stato trovato nella zona industriale di Fossò nel corso dei rilievi della scorsa settimana, ma bisognerà verificare se si tratti dell'arma del delitto - una notevole quantità di denaro (che gli ha consentito la fuga per una settimana) e, appunto, i sacchi neri. Si tratta di materiale che non ha alcun legame con una tranquilla serata al centro commerciale per scegliere le scarpe che Giulia avrebbe indossato per la festa di laurea. Un prestigioso traguardo che l'avrebbe portata lontano a realizzare i propri sogni, stroncato dalla mano assassina di chi diceva d'amarl