Giovani, migranti ed ecologia: le consonanze tra Draghi e Francesco
Già da subito era apparso evidente il sostegno della Chiesa cattolica italiana al nuovo presidente del Consiglio

Ha detto Draghi alla prova di fiducia del Senato: l’unità è un dovere. Aveva scritto papa Francesco nel suo documento programmatico: l’unità è superiore al conflitto. Non era mai accaduto che comunicazioni alle Camere di un presidente del Consiglio, per chiederne la fiducia, citassero esplicitamente il papa o i dati della Caritas sul reale impoverimento della popolazione italiana conferendole una credibilità mai prima concessa. E’accaduto con Draghi, il principe dei banchieri europei. Egli ha rivelato così non di essere un convertito dell’ultima ora, ma di aver attinto sempre alla sorgente cristiana della solidarietà e della responsabilità anche le sue scelte monetarie per salvaguardare il futuro dell’Europa e delle istituzioni internazionali.
Le due citazioni di Draghi
La dimensione del bene comune, cifra basilare della dottrina sociale della Chiesa, ha fatto capolino quando Draghi ha cercato una definizione del suo Governo nato per rispondere a tempi difficili. L’ha trovata: “E’ il Governo del Paese” ha detto accentuando “lo spirito repubblicano del mio Governo” e collocandolo al di sopra degli interessi di parte. Per muoversi con chiarezza e convinzione nell’alveo del presidente Mattarella ha così ricordato che “prima dell’appartenenza” ai diversi schieramenti “viene la cittadinanza”: siamo tutti cittadini italiani chiamati ad avviare una nuova ricostruzione nel segno della fratellanza nazionale. Due sole citazioni con reminiscenze culturali: Cavour e papa Francesco.Tanti gli echi indiretti al magistero di Francesco cresciuto a dismisura nella considerazione mondiale dall’inizio della pandemia, con la capacità di farsi carico da subito delle aspirazioni di gente di ogni continente alle prese dell’emergenza sanitaria che ha generato più paura, più povertà, meno lavoro, tanta incertezza per il futuro, specie giovanile.
Le consonanze
Consonanze particolari in tre ambiti: giovani, migranti, ecologia. La passione con cui Draghi ha trattato la scuola e quanto la Repubblica debba ai giovani di oggi e di domani, richiama la “catastrofe educativa” più volte denunciata dal papa. Da ultimo nel recente discorso al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano. Il problema delle migrazioni è stato visto da Draghi al di sopra delle polemiche partitiche indicando l‘orizzonte con il quale occorre trattare un fenomeno umanistico enorme che sfida la politica mondiale. Non per caso ha parlato di solidarietà effettiva e di pieno rispetto dei diritti dei rifugiati. Indicazioni che richiedono una legislazione anzitutto adeguata in un ambito europeo. “Si è anche aggravata la povertà – ha sottolineato Draghi trattando degli effetti della pandemia -. I dati dei centri di ascolto Caritas, che confrontano il periodo maggio-settembre del 2019 con lo stesso periodo del 2020, mostrano che da un anno all'altro l'incidenza dei "nuovi poveri" passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, degli italiani, che sono oggi la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa, di fasce di cittadini finora mai sfiorati dall'indigenza”.
La questione ecologica
Per sottolineare l’urgenza e la delicatezza della questione ecologica il presidente Draghi ha citato una frase aggiunta a braccio da papa Francesco nell’udienza generale del 22 aprile del 2020 in occasione della Giornata Mondiale della Terra e per il quinto anniversario della sua enciclica Laudato si’. “Come ha detto papa Francesco - ha ricordato Draghi - le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l'opera del Signore”.
Il discorso del premier e quello del Papa
Una lettura sinottica tra il discorso di Draghi al Senato e quello di Francesco nel recente incontro al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano, pur nel rispetto dei ruoli diversi e nell’autonomia di giudizio, evidenzia un marcato parallelismo. E’ una prova dell’attitudine di Draghi a leggere i problemi del quotidiano entro un riferimento vasto quanto il mondo, come l’Europa, come la storia della politica richiede senza imprigionarsi dentro piccole liti di parte che esprimono egoismi ma non soluzioni. Quasi una lettura anticipata del tentativo di Draghi di mettere insieme una situazione politica frammentata, era stata data con tempismo dal gesuita Antonio Spadaro direttore della Civiltà Cattolica. “La figura di Draghi – aveva dichiarato all’ADNKronos nel giorno del giuramento del Governo- è stata protagonista di una delle fasi più complesse della storia recente dell’Europa e quindi il suo contributo è stato importante per salvare l’unione monetaria, certamente è stato in grado di portare avanti decisioni innovative e audaci ma anche capace di analisi rigorose e secondo me questo sarà l’atteggiamento che terrà nel cercare di trovare una base solida per un governo. Quindi si confronterà con i partiti, e penso che, con il rigore che lo ha sempre caratterizzato, cercherà di capire quali sono le richieste che vengono fatte, di capire le tensioni che ci sono”.
La crisi economica
Nella stessa occasione l’atteggiamento della Chiesa cattolica in Italia è riassunto nel messaggio fatto pervenire a Mario Draghi dal cardinale Gualtiero Bassetti presidente Cei, a nome proprio e dell’episcopato. “Siamo certi – si legge tra l’altro nel messaggio - che ella vorrà assegnare una prioritaria attenzione proprio alle persone e alle famiglie maggiormente segnate dalla sofferenza, dalla precarietà e dalla crisi economica . Abbiamo anche potuto apprezzare, in continuità con i suoi precedenti incarichi, una particolare sottolineatura dell’orizzonte politico europeo, con uno sguardo rivolto alla solidarietà tra le Nazioni, alla pace, allo sviluppo sostenibile e alla giustizia sociale”. Il presidente della Cei conclude: “La Chiesa che è in Italia sarà un interlocutore attento e collaborativo, come sempre avvenuto, nel rispetto delle reciproche competenze. La accompagniamo con la preghiera”. “Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, - è stato l’attacco del discorso di Draghi - è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti”. In questo tempo di pandemia – aveva detto Francesco in apertura del suo discorso agli Ambasciatori – il sostegno reciproco tra le Nazioni “si tratta di un dovere ancora più cogente, poiché è evidente a tutti che il virus non conosce barriere né può essere facilmente isolato. Sconfiggerlo è perciò una responsabilità che chiama in causa ciascuno di noi personalmente, come pure i nostri Paesi”.