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[Il ritratto] Populista, razzista e anti Ue: chi è Bannon, l'ex uomo di Trump che consiglia Di Maio e Salvini

"Merkel e Juncker cadranno, Italia e Ungheria hanno ucciso l'Unione europea". E' solo una delle sue convinzioni. Che gli fanno apprezzare moltissimo l'Italia governata da Lega e Cinque Stelle

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna   
Di Maio e Salvini. A destra, Steve Bannon
Di Maio e Salvini. A destra, Steve Bannon

Se dalle nostre parti dire che populista è bello torna di moda, lo si deve anche a lui. Se il fantasma del populismo si aggira per l'Europa, sempre più corpulento e capace di parlare ad alta voce, è perché l'azione di Steve Bannon sta avendo largo successo. Imputare la chiusura dei Paesi del blocco di Visegrad, i litigi sui migranti e il ritorno a toni nazionalistici a Bannon è eccessivo. Ma è certo che l'ex braccio destro di Donald Trump durante la campagna elettorale che ha visto il trionfo del miliardario americano, poi cacciato dal presidente Usa, sorride e tutti denti nel vedere cosa sta diventando l'Europa. E non nasconde affatto il suo piacere nel vedere l'affermazione del governo a guida leghista-pentastellata. Intervistato subito dopo la chiusura delle urne italiane, con il crollo del centrosinistra, l'affermazione della destra e la messa in parcheggio di Berlusconi, Bannon non esitava a dire: "Roma è il centro del mondo, Salvini e Di Maio sono sofisticati ed eroici, altro che principianti". E a rispondere ai media come La Repubblica che lo incalzavano: "I fascisti non sono quelli che combattete, i fascisti sono a Bruxelles. Andate a quel paese".

"Vi hanno squartato"

Suprematista, reazionario e dichiaratamente a favore del ritorno dei nazionalismi (non a caso è in stretti contatti con Marine Le Pen e il suo partito Rassemblement National, cioè il vecchio Front National che si è rifatto il trucco) Steve Bannon è convinto che l'Unione Europea sia un malato terminale pronto a stramazzare al suolo: "Sono finiti i diktat di Bruxelles e il fascismo dello spread". Considera Merkel e Juncker due politici destinati a cadere come birilli e guarda con favore alla prospettiva che l'Ue si trasformi in confederazione di Stati, ciascuno con le sue prerogative, senza che un governo centrale esondi sulle sovranità nazionali. Ancora nell'intervista concessa a La Repubblica, diceva: "Ci sarà un terremoto. Tutti hanno paura dell'Italia". E paragonava il matrimonio fra Cinque Stelle e Lega ad un mix tra l'America di Trump e le istanze socialiste di Bernie Sanders che tanto filo da torcere hanno dato a Hillary Clinton nella corsa alla presidenza. Poi c'è la tecnologia, ci sono i social: "Hanno squartato il monopolio dei poteri forti, e di voi media". Sembra di sentire parlare Grillo, con la sua guerra ai giornalisti che considera tutti servi del potere, la minaccia di disintegrare i finanziamenti all'editoria, le banconote false buttate addosso ai reporter come palese offesa e le voci di riforma della Rai (comunicate da una finestra, con megafono, ma senza mostrarsi) che vedrebbe le prime due reti sul libero mercato e la terza controllata dalla maggioranza di governo.

"Parlo con Salvini e Di Maio"

Bannon non ha mai nascosto i suoi contatti con i leader di Lega e M5S: "Ho incontrato i Cinque Stelle. Non posso dirvi altro. Parlo con Salvini. Di cosa? Non voglio dirvi di più". E' convinto che l'esito del voto in Italia sia un grimaldello, come ha spiegato al Times: "Il nuovo governo populista italiano creerà un'ondata di risentimento contro Bruxelles e guiderà il voto euroscettico alle elezioni europee del prossimo anno. Entro un anno cambierà tutto". Per dirla con altre sue parole ancora più esplicite: "Il progetto Ue è morto. Italia e Ungheria l'hanno ucciso". Considera quanto accaduto dalle nostre parti come il modello ideale da perseguire negli Usa: "Se potessimo mettere Trump insieme ai nazionalisti economici di Sanders, avremmo una forza che può governare in America per anni". E' ciò che può accadere più in fretta con Di Maio e Salvini. Suprematista bianco, considerato un razzista, sessista e islamofobo negli Usa, Steve Bannon era un imprenditore e agitatore mediatico evitato come la peste negli States di Obama. Le sue battute contro le donne dem ("solo un branco di lesbiche") la decisione di impedire alle figlie di frequentare una scuola dove studiavano ragazzine ebree e la notizia strillata su Breibart News (da cui è stato licenziato) secondo cui oltre mille musulmani avevano dilagato a Dortmund, tra molestie sessuali e teppismo la notte di Capodanno, lo fecero apprezzare da Trump. Che lo promosse a suo consigliere prediletto. Poi la cacciata, per aver smentito lo stesso Trump sulle sue dichiarazione di un possibile attacco militare contro la Corea del Nord. Ora Bannon si aggira per l'Europa, a diffondere la sua missione nazionalista e populista. E l'Italia gli piace da matti. 

 

 

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