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Dai buffet di aragoste e champagne alla cassintegrazione da 10 mila euro al mese: quel che resta della 'dolce vita' in Alitalia

Il racconto di una ex hostess richiama i tempi delle vacche grasse. Da allora molto è cambiato, ma qualche trattamento di riguardo non manca nemmeno oggi che l'azienda sta per essere commissariata

Antonella A. G. Loidi An. L.   
L'immagine pubblicitaria di Alitalia con le nuove divise che raffigura hostesse e stewart

I tempi d'oro di Alitalia sono bell'e che passati. L'abbondanza - ma potremmo dire a buon diritto lo "sfarzo" - sono ricordi di un tempo che fu. Come quelli richiamati dalla ex hostess, oggi settantenne, che racconta dei suoi due anni passati alle dipendenze dell'allora compagnia di bandiera e di come ebbe modo di assaporare un po' della dolce vita in alta quota. "Mi fa malinconia vedere Alitalia fare questa fine - racconta sulle pagine del Giornale -. Ma con un po' di distacco emotivo, dico anche che non poteva reggere. Era chiaro da tempo che sarebbe finita così", afferma riferendosi all'imminente commissariamento e alle poche fortune legate anche alle ultime partnership con compagnie straniere. "Sui suoi aeroplani ho vissuto due anni fantastici - dice nostalgica -. Ma quello stile non poteva durare. Troppo champagne, troppe aragoste, troppi benefit". L'anziana hostess si riferiva ai gloriosi anni '70, quelli del boom economico e delle vacche grasse di Stato. Da mungere a piacimento. 

La "mitologica casta dei piloti" sopravvive negli ammortizzatori

Oggi le cose sono cambiate, anche se qualche retaggio degli "anni d'oro" sopravvive. Soprattutto dentro la cabina di pilotaggio, dove perdura qualche piccolo schizzo di quella che è stata la "mitologica casta dei piloti". Oggi ridotta a quello che si sa e con un'identità reddituale fortemente ridimensionata rispetto al passato. A sopravvivere è un nucleo di 150 dipendenti che percepisce per sette anni assegni mensili tra i 10 e i 20 mila euro, come da dati ufficiali del 2014 citati dal quotidiano La Repubblica. Cassintegrati d'oro a fronte di una media degli assegni della categoria di 2 mila euro, mentre gli assegni dei lavoratori in Cig si aggirano intorno 1164 euro, tutt'altra storia. A questi, precisa il giornale di Calabresi, si aggiungono "cento pensionati offshore residenti a Malta e Cipro" che percepiscono ben 8 mila euro al mese, versate dall'Inps e pressoché esentasse. 

I costi e le perdite con Etihad

Oggi Alitalia appare in tutto il suo folklorico dissesto finanziario, cominciato decenni fa con la grassa gestione pubblica, continuato con l'arrivo nel 2008 dei "capitani coraggiosi" Colaninno & co., con lo scorporo della bad company e la ripartenza con le finanze pulite (lo sporco di bilancio a carico del contribuente), fino al recente arrivo del socio di minoranza Etihad, l'arabo della "svolta". Ma oltre alle divise Abu Dhabi style imposte alle hostess niente altro: Alitalia a produrre utili non ce la fa proprio. Anzi peggio di prima, visto che la compagnia degli Emirati Arabi riesce a collezionare perdite per un miliardo di euro.

Oggi il costo medio per passeggero a km è di 6,5 centesimi: quasi il doppio di Ryanair (3,4), ma comunque meno di Lufthansa (8,3) e Air France (10,5). Anche negli stipendi dei piloti si nota una differenza sostanziale: se nella ex compagnia di bandiera i compensi girano intorno ai 6600 euro, meno della collega Easyjet ma più della low cost irlandese, la quale versa a ciascun pilota 4.200 euro al mese. Ciò che perdura sono quindi gli ammortizzatori da chilo, concessi in passato dallo Stato per ottenere tranquillità sindacale. E finanziati con una sovrattassa sui biglietti di tre euro. 

C'è da dire che lo sforzo per chiudere i rubinetti e ridimensionare i "vitelli d'oro" ci sono stati, ancorché tutti andati a ramengo. Dal tentativo di far pagare le trasferte aeree al personale pendolare - che per contratto (spesso violato) dovrebbe abitare entro i 50 chilometri - al ripiego sulle tasse aeroportuali, niente da fare: nessun accordo. E che dire della cassa integrazione pattuita nel 2012, concessa per sette anni (il doppio rispetto alle altre categorie), con stipendio all'80% per piloti, hostess e personale di terra? Dai 17 mila del primo periodo i beneficiari sono scesi a 9.905 nel 2014, con un guadagno per molti di loro di più di 5 mila euro al mese. Oltre al danno la beffa: un'inchiesta della Gdf scoprì un anno dopo che molti piloti, nonostante percepissero l'ammortizzatore, lavoravano in nero per compagnie estere. 

Anche le pensioni brillano di luce propria

Anche il sistema pensionistico non delude. Si registrano assegni che volano davvero alto: 45 mila euro l'anno per l'equipaggio di bordo, cinque anni in meno sull'anzianità e calcoli decisamente più vantaggiosi rispetto alle regole applicate agli altri lavoratori. Tutto questo, storicamente, non poteva che portare al noto epilogo a cui si aggiunge la crisi del Fondo Volo, che dal 2006 è in negativo. Inoltre, certifica Repubblica, dal 2011 è in rosso anche il patrimonio. 

Antonella A. G. Loidi An. L.   
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