Braccialetti elettronici? Altro che Amazon, in Italia siamo più avanti. Ecco le imprese che lo adottano
Il sistema pensato dal colosso di Seattle si basa su braccialetti connessi a inventario e ordini, in grado di controllare con precisione se le mani dei dipendenti si stanno muovendo nel posto "giusto". Il ricatto della robotizzazione

In Italia il braccialetto elettronico è stato utilizzato per tenere fuori dal carcere i piccoli delinquenti (una vittoria di Marco Pannella). Ora, un braccialetto affine lo sta proponendo Amazon per sorvegliare i dipendenti. Queste cose “possono venire in mente solo agli americani che”, ha sostenuto Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista, “per il profitto passerebbero anche sul cadavere delle loro madri”. Imprenditori Italiani brava gente? Nel nostro Paese un controllo di questa portata c’è già da molti anni nei call center e supermarket. Sono stati segnalati abusi anche in un’area My Chef, in centri bricolage Leroy Merlin, in catene di distribuzione di cibo (JustEat-Glovo) e in alcune catene di boutique.
Il sistema pensato dal colosso di Seattle si basa su braccialetti connessi a inventario e ordini, in grado di controllare con precisione se le mani dei dipendenti si stanno muovendo nel posto "giusto". Insomma sapranno se lo staff sta compiendo passaggi corretti e più veloci per evadere un ordine o si sta grattando. Uno strumento pensato per rendere il lavoro più efficiente ma anche una potenziale forma di controllo che metterebbe a rischio la privacy. Per ora non ci sono indicazioni ufficiali di Amazon sull'effettiva realizzazione dei brevetti, ma il potenziale mezzo di sorveglianza potrebbe far discutere.
I brevetti depositati da Amazon nel 2016 sarebbero due. I braccialetti, per GeekWire, sarebbero anche in grado di inviare ai polsi dei dipendenti vibrazioni per indicare gli errori. Per gli autori del brevetto, riporta il sito, i dispositivi aggirano il bisogno di sistemi di monitoraggio più complessi e costosi di tipo "visivi" basati sull'intelligenza artificiale come quello alla base di Amazon Go, il negozio senza casse appena aperto a Seattle. Detto questo, se anche in Italia, patria del diritto e della legge 300 (ora un po’ monca), questa iniziativa dovesse prendere piede ci sarebbero pause a tempo per i bagni, timer per controllare che un lavoratore stia imballando veloce, e forse anche i braccialetti che controllano la produttività.
Testa china e avanti? Se si tiene conto dei precedenti, i lavoratori sembrerebbero non avere alcuna vogli di abbassare la guardia. Le condizioni di lavoro della multinazionale sono finite sotto i riflettori ripetutamente negli anni, culminate poche settimane fa in Europa con uno sciopero durante il Black Friday, giornata simbolo per il colosso dell'e-commerce. Condizioni che a volte sono state accostate a quelle della cinese Foxconn, nota come la fabbrica dei suicidi. Tra i primi a sollevare il velo sulle condizioni dei lavoratori di Amazon, il New York Times con un'inchiesta del 2015. "L'azienda sta conducendo un esperimento per capire quanto può spingere sugli impiegati per soddisfare le sue sempre più grandi ambizioni", scriveva allora il quotidiano della Grande Mela raccontando di turni sfiancanti, mancanza di aria condizionata, impiegati costretti a mandare e-mail anche in orari notturni o obbligati a fare la spia sulle performance degli altri colleghi, controlli durante la pausa bagno, crisi di pianto. "Credo fermamente che chi lavora in una società che è davvero come quella descritta dal New York Times sarebbe pazzo a rimanere. Io la lascerei", aveva risposto Jeff Bezos.
I lavoratori protestano, e non solo in Italia. Anche in Germania, fulcro e motore dell'Europa unita, i dipendenti hanno iniziato le prime proteste nel 2013 e hanno scioperato poche settimane fa durante il Black Friday, giorno di punta per il colosso americano. Stessa protesta, nello stesso giorno in Italia al deposito di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, dove i 'pickers', chi lavora nei magazzini, percorre dai 17 ai 20 chilometri al giorno per movimentare le spedizioni. "Il pacco è per Amazon", avevano scritto in uno striscione. Ma la vertenza è ad oggi in stallo. Il lavoratori soffrono, certa politica ci sguazza.
Per Di Maio (5S), imitato da Elisa Simoni (LeU), se in Italia succedono queste cose è colpa Job Act e del Pd che lo votò. Partito democratico (ovvio) rigetta le accuse: "Il M5s dovrebbe smetterla - dice la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd in commissione Lavoro - con le fake news. Dire che il braccialetto elettronico di Amazon è colpa del Jobs Act è farneticare. Oltre ad aver contribuito alla creazione di 1 milione di posti di lavoro, il Jobs Act non autorizza braccialetti o chip per il controllo dei lavoratori ed ha aggiornato lo statuto dei lavoratori proprio per impedire l'eventuale ingerenza delle nuove tecnologie sulla privacy e sui diritti di chi lavora”. Per Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: “Il mio modello è la partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa e la valorizzazione del piccolo commercio".
Saranno anche questa volta i vituperati sindacati a doverci mettere una pezza. La questione vera è che il M5s vorrebbe abolirli: li considera cinghia di trasmissione fra sinistra e lavoratori. Per ora c’è solo una cosa certa: la multinazionale vorrebbe produrre di più agli stessi costi. La frusta non si può usare, quindi ecco il braccialetto. E se non si scarpina ecco scattare il ricatto del licenziamento. Eppure, molte aziende una cosa l’hanno capita (mica bisogna avere un testa nobile) per ottenere di più dai dipendenti basta proporre un po’ di incentivi. Che, lo dice chi studia queste cose, hanno sempre funzionato. Adriano Olivetti si rivolta sulla tomba.
Fa riflettere la chiusa di un pezzo del Corriere: “Amazon per ora non ha confermato il progetto di dotare i packers (gli impacchettatori) del famigerato braccialetto. Ma ormai da tempo ha fatto altro: ha sostituito l’attività dei pickers, cioè coloro che scarpinavano per chilometri per prelevare i pacchi dagli scaffali e portarli ai packers, con dei robot”. E qui il cerchio si chiude.