"L'area protetta devastata e inquinata dallo stabilimento chimico. E l'oleandro del direttore da salvare dai veleni"
Ecco le carte con tutte le accuse alla Fluorsid Spa, l’azienda di proprietà del presidente del Cagliari calcio

Un’area protetta segnata per sempre da un inquinamento “sconcertante”, “senza precedenti”, “sistematico” e “gravissimo” e corroborato da “prove evidenti”. Sono accuse pesantissime quelle contenute nelle 168 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cagliari, Cristina Ornano (su richiesta del pm Marco Cocco) che hanno spalancato le porte del carcere ai vertici aziendali della Fluorsid spa, l’azienda del presidente del Cagliari Calcio Tommaso Giulini. Associazione a delinquere, inquinamento e disastro ambientale, queste le ipotesi di reato contestate. In carcere sono finiti Sandro Cossu, direttore sicurezza della Fluorsid, Marcello Pitzalis e Simone Nonnis di una azienda esterna, l'ingegner Alessio Farci, Michele Lavanga, direttore stabilimento Fluorsid. Mentre ai domiciliari Armando Benvenuto Bollani, titolare di una ditta di trasporti che lavora con l'azienda, e Giancarlo Lecis della Fluorsid.

“Approfondire il coinvolgimento della proprietà”
Lui, il patron della squadra e dominus dell’impianto chimico al momento non risulta nemmeno indagato, ma sulla proprietà dell’azienda c’è un passaggio dell’ordinanza che apre uno scenario investigativo: “andrà approfondito il livello di coinvolgimento in tali pratiche dell'intera dirigenza e della stessa proprietà della Fluorsid S.p.A., aspetto finora non sufficientemente sondato, ma che richiede di essere accertato alla luce delle emergenze istruttorie più sopra illustrate” scrive il gip.
“Contaminate aria e suolo”
Il Gip contesta: "Una grave contaminazione dell'aria, per effetto della dispersione delle polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili - scrive nell'ordinanza -Una grave contaminazione del suolo ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri, e dimostrata dalle analisi dei campioni di suolo e di vegetali (di specie pabulari), prelevati da aree prossime allo stabilimento; contaminazione delle falde acquifere di metalli pesanti e composti inorganici", in questo caso si parla di valori anche tremila volte superiori a quanto consentito.
Le prove del disastro sul territorio
“Partendo dalle foto aeree si può in essa osservare non distante dallo stabilimento della Fluorsid siano ben visibili almeno quattro vaste porzioni di territorio interessate in modo massiccio da sversamenti di rifiuti” prosegue il giudice. “Il confronto tra la foto aerea del 1978 e quella attuale, le immagini davvero sconcertanti contenute nei fascicoli fotografici alle annotazioni e relazioni dei sopralluoghi eseguite, restituiscono plasticamente l'immagine di un territorio ormai devastato dall'inquinamento e totalmente trasformato nel suo aspetto, conformazione e vocazione. La vegetazione risulta pressoché scomparsa in terreni che avevano e dovrebbero avere per ubicazione e destinazione urbanistica vocazione agricola e che, infatti, sono prossimi a serre, campi coltivati e ad ovili, ma ormai definitivamente trasformati e adibiti in modo irreversibile a vaste discariche abusive di rifiuti tossico nocivi e pericolosi”.
Il laghetto ricoperto di rifiuti tossici
“Trasformazione - prosegue il giudice - che non ha risparmiato neppure un laghetto esistente in un'area di cava, che risulta oggi totalmente prosciugato per effetto del reiterato sversamento, poi v'è una vasta area interamente ricoperta da far ritenere anche in questo caso irreversibile dall'inquinamento”.
“Gravi rischi per persone e animali”
“Tali smaltimenti illegali - continua il gip - sono tossiche e nuocciono alla salute umana ed animale, valgono ad integrare il più grave delitto di disastro ambientale che, nel caso in esame, risulta essere stato posto in essere. Nel caso in esame è accertato che da tale attività siano derivate : una grave contaminazione dell'aria, per effetto della dispersione delle polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili. Una grave contaminazione del suolo, ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri, e dimostrata dalle analisi dei campioni di suolo e di vegetali, prelevati da aree prossime allo stabilimento. I risultati forniti dal Dipartimento di Chimica dell'Università di Cagliari attestano, come detto, una forte contaminazione da fluoro. Contaminazione delle falde acquifere di metalli pesanti e composti inorganici., come è dimostrato dalle analisi delle acque di falda prelevate da piezometri posti all'interno dello stabilimento (solfati, fluoruri e allumina idrata)”.
“Fanghi acidi nella laguna”
“Da ultimo va ricordato che lo sversamento di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla è un fatto che si è accertato reiterato e non occasionale; in essa poi appare probabile che la Fluorsid attraverso quei canali scoperti dalla polizia giudiziaria immetta direttamente nella laguna acque reflue non trattate nell'impianto del consorzio Cacip e, quindi, ancora inquinate. La laguna di Santa Gilla è luogo di pesca e la Fluorsid tratta materiali facilmente idrosolubili, alcuni dei quali hanno effetti nocivi cronici per la fauna acquatica. La laguna di Santa Gilla è luogo di pesca”.
“Il direttore e la pianta del suo ufficio”
“Lo stesso Lavanga (direttore dell’impianto industriale, ndr) si era preoccupato solo di tutelare la sua salute dallo spandimento di polveri, ordinando che venissero ben innaffiate le piante di oleandro poste davanti al suo ufficio perché ripeteva: hanno Fluorite!" e per il resto la sua preoccupazione principale era stata quella di occultare i molteplici fatti di inquinamento ambientale”.