Andrea Prospero si poteva salvare, le chat durante il suicidio in diretta social: "Non chiamo i soccorsi a quel fesso"
Secondo la Procura di Perugia, il 19enne è morto in diretta mentre era in conversazione con un 18enne di Roma, ora agli arresti domiciliari, che ha deciso di non chiamare l’ambulanza

Delle analisi su uno dei cellulari di Andrea Prospero emergono nuovi inquietanti particolari che stanno portando gli inquirenti a ritenere che il ragazzo poteva essere salvato. Secondo la Procura di Perugia, il 19enne è morto in diretta mentre era in chat con un 18enne della provincia di Roma., ora agli arresti domiciliari, conosciuto on line e mai visto di persona. Il giovane non solo lo l'avrebbe indotto a suicidarsi con suggerimenti su come farla finita - con l'incoraggiamento "ammazzati" con le medicine da prendere col vino - ma anzi avrebbe potuto salvarlo chiamando l’ambulanza mentre Prospero accusava i primi malori. L'interlocutore dello studente, infatti, saputo che i farmaci erano stati assunti, anziché chiamare i soccorsi - hanno spiegato ancora gli inquirenti -, "si preoccupava soltanto dei possibili rischi di poter essere identificato, a seguito del ritrovamento del cellulare".
"Chiamiamo l'ambulanza a quel fesso?"
"Chiamiamo l'ambulanza a quel fesso?". "E fra' col tuo cell? Se è vero e lo trovano con il cell e tutto?". "Un po' di ca...i nostri". Da questa conversazione di 35 minuti tra il 19enne di Lanciano morto suicida, Valemno, nickname su Telegram del ragazzo ai domiciliari per istigazione al suicidio e un altro indagato, Thomas Burberry, che Valemno ha invitato in un secondo momento nel gruppo, emerge che nonostante il i8enne romano sapesse che Andrea stava morendo per un mix letale di Xanax e Ossicodone, ha scartato l’idea di chiamare il 118 perché troppo rischioso . Forse Andrea poteva dunque salvarsi, ma la paura di essere coinvolti direttamente nella sua morte li ha fermati.
"Entra in call, parla con un morto"
Prima dei dubbi se chiamare o meno l’ambulanza, secondo quanto scrive Il Messaggero la chat inizia così: "Entra in call, parla con un morto". "È morto davvero", scrive Valemno. "E come sai che non trolla?", risponde Thomas Burberry. "Ha mandato il video". "Manda". Questi messaggi hanno portato il giudice per le indagini preliminari Margherita Amodeo a ravvisare, oltre al rischio di reiterazione del reato per cui gli sono stati vietati tutti i tipi di comunicazione, anche il pericolo per l'acquisizione e la genuinità della prova tra le esigenze per cui ha disposto gli arresti domiciliari per il 18enne.
"Mangia tutte e sette le pasticche e basta"
Quando lo studente all'amico on line aveva confessato di non avere la forza di compiere il gesto, chiedendogli un ulteriore incoraggiamento, lui, invece che distoglierlo, avrebbe fatto di tutto per fargli superare la paura. "Mangia tutte e sette le pasticche e basta", "ce la puoi fare". "Se vuoi ammazzarti ammazzati e zitto" alcuni dei passaggi agghiaccianti delle chat.
"Con le droghe è più semplice"
"Con le droghe è più semplice", "Ti diverti tantissimo prima di morire": così il 18enne romano avrebbe incitato su una chat con altre persone (tutte nascoste da nickname) lo studente. “È quella di fatto con la quale Prospero scambia messaggi con un'altra persona (il 18enne ai domiciliari, ndr) nei momenti immediatamente precedenti l'assunzione dei farmaci - ha spiegato il procuratore di Perugia - Da questa abbiamo ricavato gli elementi che ci consentono di ritenere che il giovane abbia non solo confortato e incentivato l'idea di Prospero di volersi suicidare, ma lo abbia anche incoraggiato nei momenti nei quali manifestava titubanza".
Il secondo filone dell'inchiesta sulla doppia vita di Prospero
Dopo il ritrovamento dei cinque cellulari e le 46 Sim nel monolocale di Prospero, le indagini si biforcano in un altro filone Si indaga infatti sulla doppia vita del 19enne che voleva scappare dall'università che non voleva frequentare, dallo studentato di via Bontempi (e per questo aveva preso il monolocale poco lontano), dalle pressioni e persino dagli sguardi in mensa che gli mettevano ansia. Da qui, quindi, quello descritto come un "lavoro" con i più intimi, quell'attività parallela che giustificherebbe i tanti telefoni e le decine di schede telefoniche. E su questo stanno lavorando squadra mobile e polizia postale. L'ipotesi è che il 19enne potesse racimolare abbastanza soldi per sfuggire alla vita che non voleva più con truffe informatiche, dal carding alle vendite farlocche online.