Una scuola siciliana cancella l’incontro con Paolo Borrometi: "Non abbiamo uno spazio idoneo per un incontro del genere"
La versione del preside non lo convince il giornalista: "C’è un precedente, è il secondo episodio che mi capita in quella zona e questo mi fa pensare"

Il preside dell’Istituto superiore «Archimede» di Rosolini, in provincia di Siracusa, preoccupato dalle rivelazioni della Dda di Catania di un possibile attentato per uccidere Paolo Borrometi con un’autobomba, ha chiesto al rappresentante d’istituto, che l’aveva organizzato, di evitare l’incontro col giornalista ragusano minacciato dai boss e che vive sotto scorta. L’incontro sarebbe dovuto avvenire il 22 maggio, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci.
L’incontro con il giornalista non si può tenere, secondo Giuseppe Martino, per motivi di sicurezza. «Alla luce delle minacce che il giornalista ha ricevuto – ha detto il preside alla Stampa - ci siamo chiesti se fosse opportuno esporlo a un pericolo, visto che la scuola non ha uno spazio adatto per un incontro del genere ma solo una palestra». Nell’istituto circola però un’altra versione dei fatti. «Secondo il preside - si legge nella Stampa - il momento era poco opportuno sia per lui sia per noi», dice un rappresentante d’istituto. Nell’istituto anche gli insegnanti, dirigenti e alunni sono divisi: qualcuno è favorevole all’incontro altri no.
Borrometi è amareggiato: la versione del preside non lo convince: «C’è un precedente, è il secondo episodio che mi capita in quella zona e questo mi fa pensare. Già l’anno scorso ad Avola accadde che i familiari di un boss al 41 bis andarono a minacciare i bidelli della scuola in cui dovevo parlare. Dopo l’incontro, poi, l’avvocato di quel boss scrisse al preside per chiedere il diritto di replica». Il preside Martino assicura però che l’incontro è solo rimandato.
Borrometi, giornalista d'inchiesta, che già nel 2014 aveva riportato la frattura del braccio ad opera di sconosciuti, in ragione della sua attività giornalistica, aveva ottenuto informazioni circa la presenza di un imprenditore, notoriamente insediato nella suddetta cosca, nel consorzio di Pachino (Siracusa) che tutela l'omonimo pomodoro con il marchio d'indicazione geografica protetta (IGP).
Successivamente alla pubblicazione della notizia, l'imprenditore è stato escluso dal consorzio, ritorcendo la sua reazione su Borrometi: le conseguenze sono state minacce di morte nei confronti del giornalista e della sua fidanzata; Borrometi, insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di cavaliere dell'ordine al merito, oggi vive sotto scorta a Roma; nella storia della Repubblica molti giornalisti hanno pagato con la vita il loro coraggio: da Giuseppe Fava a Giancarlo Siani, da Peppino Impastato a Mauro Rostagno; le minacce hanno colpito di recente, tra gli altri, Lirio Abbate, Giovanni Tizian, Federica Angeli e Giulio Cavalli.
Una 'firma collettiva' sotto le sue inchieste, da ripubblicare su tutti i siti web di informazione, e un'iniziativa pubblica da organizzare nelle zone in cui queste inchieste sono state realizzate. Sono le due idee-proposta lanciate dalla Federazione nazionale della stampa per dare sostanza alla solidarietà al direttore del sito di inchiesta "La Spia" e collaboratore dell'Agi. Non a caso, la conferenza stampa - organizzata dalla stessa Fnsi, Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, UsigRai e Articolo 21 all'indomani della divulgazione di intercettazioni che documentano la progettazione di un attentato a Borrometi - si è aperta con una foto collettiva di tutti i partecipanti stretti intorno al cronista.