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Francesco apre alcuni ministeri alle donne: cambia il Codice Canonico

Resta alta l’attesa sull’esito del dibattito in corso sulle donne diacono e prete

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Francesco apre alcuni ministeri alle donne: cambia il Codice Canonico

Si tratta di un riconoscimento di un diritto in base al battesimo e non di una concessione la nuova disposizione canonica con la quale papa Francesco apre i ministeri liturgici del Lettorato e dell’Accolitato anche alle donne, finora riservato ai soli fedeli “di sesso maschile”. In apparenza può sembrare una disposizione di poco conto perché nella pratica le donne potevano già leggere le Sacre Scritture nella messa e distribuire la comunione oltre che servire all’altare come chierichette. Ma si trattava di una consuetudine invalsa dopo il concilio Vaticano II che poteva essere reversibile nelle singole diocesi in assenza di una normativa canonica generale. Tutto nell’istituzione della Chiesa è stabilito per legislazione canonica che abilita a operare nei vari livelli di servizio.

Si continua a fare un gran parlare sul sacerdozio alle donne, ma sulla questione per parecchio tempo ancora ci sarà una situazione di stallo, poiché  prima ancora del sacerdozio occorre risolvere la possibilità di ordinare donne diacono. Il diaconato è infatti il primo gradino dei ministeri che prevedono il sacramento dell’ordine sacro. Oltre il diacono c’è il prete e il vescovo. Lo stesso papa è un vescovo che, in quanto successore di Pietro nella sede di Roma, presiede nella carità tutta la Chiesa. Il dibattito è tuttora aperto sul diaconato alle donne. Francesco, al termine del sinodo sull’Amazzonia – convocato non per risolvere la questione del sacerdozio femminile ma per avviare una pastorale ecologica capace di preservare la vita cristiana e l’ambiente nell’immensa foresta polmone del mondo - ha rinnovato e consolidato la Commissione che studia la questione del diaconato. Solo al termine di questa indagine egli prenderà una decisione in merito. Nella Chiesa è difficile improvvisare tanto più se ci si allontana dalla Tradizione. Si va avanti a piccoli passi e puntando alla crescita della coscienza cristiana su ogni novità prospettata.

Il sacerdozio alle donne non è dunque all’ordine del giorno della Chiesa latina per quanto i teologi continuino a disputare tra loro e anche qualche Chiesa – come quella della Germania – spinga per forzare i tempi. Le eventuali decisioni in materia che i sinodi nazionali prenderanno dovranno ricevere l’approvazione del vescovo di Roma per avere forza di legge.

Cosa succederà in futuro? Qualche indicazione indiretta per capire lo sviluppo ulteriore si trova anche nella Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” – documento che ha valore di legge - firmato da Francesco e diffuso ieri sull’istituzione dei ministeri del Lettorato e dell’Accolitato aperti a uomini e donne battezzati e non più soltanto agli uomini. La Lettera Apostolica “Spiritus Domini” di Francesco modifica il primo paragrafo del Canone 230 di Diritto Canonico. Nella nuova formulazione viene meno l’indicazione di riservare Lettorato e Accolitato ai soli fedeli di sesso maschile - come stabiliva una norma del 1972 - e si afferma semplicemente  che “laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa”. La stringata formula viene accompagnata da una lettera ampia di Papa Francesco al prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede nella quale viene spiegato il senso, il valore e le conseguenze del mutato canone deciso dal papa dopo aver consultato debitamente i dicasteri competenti della Curia Romana e tenendo presente la prassi già invalsa nella Chiesa da alcuni decenni.

Francesco mette in chiaro che tutto si muove e va compreso nella categoria “dell’intero popolo di Dio” indicata dal concilio come parametro per capire la Chiesa. Al suo interno ci sono i ministeri ordinati e i ministeri istituiti ma “tutti concorrono all’edificazione della Chiesa e all’annuncio del vangelo ad ogni creatura… La vita ecclesiale si nutre di tale reciproco riferimento ed è alimentata dalla feconda tensione di questi due poli del sacerdozio, ministeriale e battesimale, che pur nella distinzione si radicano nell’unico sacerdozio di Cristo”. Nel corso della storia “con il mutare delle situazioni ecclesiali, sociali, culturali, l’esercizio dei ministeri nella Chiesa cattolica ha assunto forme diverse, rimanendo intatta la distinzione, non solo di grado, fra i ministeri “istituiti” (o “laicali”) e i ministeri “ordinati””.

Il variare delle forme di esercizio dei ministeri non ordinati, inoltre, “non è la semplice conseguenza, sul piano sociologico, del desiderio di adattarsi alla sensibilità o alla cultura delle epoche e dei luoghi ma è determinato dalla necessità di consentire a ciascuna Chiesa locale/particolare, in comunione con tutte le altre e avendo come centro di unità la Chiesa che è in Roma, di vivere l’azione liturgica, il servizio ai poveri e l’annuncio del Vangelo nella fedeltà al mandato del Signore Gesù Cristo”.

Proprio questo unico, benché distinto, servizio a favore del mondo, “allarga gli orizzonti della missione ecclesiale, impedendole di rinchiudersi in sterili logiche rivolte soprattutto a rivendicare spazi di potere e aiutandole a sperimentarsi come comunità spirituale che «cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena». In questa dinamica si può comprendere veramente il significato di “Chiesa in uscita”.

Riservare ai soli maschi l’esercizio dei due ministeri “ha avuto un suo senso in un determinato contesto ma può essere ripensata in contesti nuovi”.

Offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, “in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale, incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa”.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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