Caso Cucchi, l'accusa del Pm: "Carabinieri avevano relazione segreta su autopsia"
Il medico legale: non so perché documento sia rimasto nascosto

Nuovo colpo di scena nella vicenda legata alla morte in carcere del giovane geometra romano Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre del 2009. Nel corso del processo in corso, che vede 5 carabinieri indagati, il Pm Giovanni Musarò ha rivelato l'esistenza di una autopsia tenuta nascosta dall'Arma.
Il Comando Provinciale e il Gruppo Roma sapevano
"Il 30 ottobre 2009 era stata fatta una relazione preliminare sui primi risultati dell'autopsia di Cucchi tenuta segreta ma di cui il Comando Provinciale e il Gruppo Roma sapevano" ha detto Musarò nel corso del suo intervento di fronte alla Corte d'Appello di Roma. In quel documento preliminare si sottolineava che "la lesività delle ferite allo stato non consentiva di accertare con esattezza le cause della morte".
Documento richiesto dai legali di Cucchi
Musarò ha sottolineato che "nei verbali a firma dell'allora comandante del Gruppo Roma Casarsa e dell'allora comandante provinciale Tomasone la relazione non viene menzionata. Nel documento, sottoscritto dal dottor Tancredi, si sottolineava che la lesività delle ferite allo stato non consentiva di accertare con esattezza le cause della morte. Ma già in quei giorni i carabinieri, pur sapendo di quella relazione preliminare segreta, nel verbale escludevano un nesso di causalità delle ferite con la morte". Il Pm ha aggiunto che "gli stessi legali di Cucchi nel 2009 avrebbero fatto invano richiesta quel documento".
Medico: non so perché relazione sia rimasta nascosta
"Non so dirvi per quale ragione la predetta relazione preliminare non fu messa a disposizione delle altre parti fin dall'inizio delle operazioni" ha detto il dottor Dino Mario Tancredi nel corso della sua audizione come persona informata sui fatti. Tancredi ha anche spiegato che "la relazione preliminare contiene un parere preliminare che è del tutto orientativo perché è poi necessario compiere gli approfondimenti e le valutazioni del caso. Per questo il pubblico ministero ci concesse 60 giorni" In merito alla relazione definitiva del 2010, Tancredi ha aggiunto che "per pervenire a delle conclusioni io successivamente fui affiancato da una serie di specialisti. Scrivere la relazione in 5 mesi non fu facile perché c'erano tantissimi aspetti da valutare e una enorme mole di documenti".