"Fino a 10 ore di fila per fare la chemio": a Cagliari esplode il caso all'ospedale Brotzu
La centralizzazione dell Sanità locale che ha privilegiato il capoluogo rispetto ai centri periferici crea una situazione drammatica. E innesca la lite tra medici

Ore di attesa estenuante, fino a 10, per essere sottoposti alla chemioterapia. Una condizione estenuante per i pazienti di oncologia che mette il caso dell'ospedale Businco-Brotzu, a Cagliari, al centro di polemiche e riflessioni sulla riorganizzazione del servizio sanitario. Il nosocomio, tra i più importanti del capoluogo sardo, sperimenta un affollamento su questo fronte e sottopone i pazienti a ritardi sempre più gravi. Peraltro, sono gli stessi pazienti a notare come il personale faccia tutto il possibile per accorciare tempi intollerabili. Ma la situazione scatena il battibecco tra medici.
"Se la situazione è questa è anche colpa vostra"
E' il quotidiano l'Unione Sarda a riportare l'aspra polemica sorta i dottori mentre il caso Brotzu continua a tenere banco nelle cronache. In particolare è stato Luigi Curreli, dirigente di Oncoematologia ad Oristano e coordinatore di Anaao Assomed ad accusare i medici dell'ospedale cagliaritano: "Se sono sommersi di pazienti la colpa è anche loro". Una severa ribattuta alle parole di Luigi Mascia, del sindacato medico Cimo che aveva detto che se al Brotzu c'è una tale concentrazione di pazienti in cura per tumori ciò è dovuto allo stato poco decente dell'oncologia "ad Oristano, in Ogliastra e nel resto della Sardegna". Parole che hanno ulteriormente infiammato gli animi. Questa la risposta di Curreli: "Dire questo è inaccettabile. Se l'intento era spostare una parte dei pazienti che migrano verso Cagliari, Oristano o in altre Assl, questa uscita...otterrà esattamente l'opposto".
Una riorganizzazione che non piace
Nel mirino c'è la riorganizzazione della Sanità voluta dalla precedente giunta regionale, che ha determinato un forte accentramento verso Cagliari e il Brotzu, con "depotenziamento in organico e tecnologia" degli altri centri. Ma qui ci sarebbe l'aggravante, ancora secondo l'oncoematologo Luigi Curreli: "Tutto ciò non è stato...semplicemente subito dai colleghi di reparti come quelli del Businco, ma spesso auspicato, a fini di prestigio". Insomma: avete voluto accentrare? Ora non sapete come gestire il carico di lavoro. Poi le parole concilianti di Mascia: "Spiace che le mie parole siano state mal interpretate...il concetto è che non si può fare una Sanità senza i medici e ci deve essere una organizzazione...che permetta ai pazienti di curarsi più vicino alle loro abitazioni". E mentre si tenta di mettersi d'accordo, le code di dieci ore per avere una chemioterapia restano.