"Col nuovo codice etico Grillo può diventare premier". E intanto il leader del M5S festeggia il Capodanno a Malindi
Marco Taradash sul Foglio mette in luce un aspetto a cui nessuno aveva dato peso: adesso il fondatore del M5S può scendere in campo senza problemi

Non piace a Marco Taradash il “codice etico” approvato dal M5S. L’ex parlamentare radicale, ed attuale consigliere regionale in Toscana per il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, lo spiega in una lettera inviata al direttore del Foglio. Dopo aver stigmatizzato la possibilità offerta a Beppe Grillo di “decidere discrezionalmente sulle eventuali dimissioni di un esponente del Movimento indagato o destinatario di un avviso di garanzia”, Taradash sottolinea come all’interno del regolamento varato sia stata poi introdotta, in pratica, la possibilità di candidatura senza problemi per il fondatore del M5S.
"Decide sempre Grillo"
“I fuffologi ci hanno raccontato della ‘svolta’ o ‘apertura’ garantista insita nel nuovo ‘codice etico’ varato dal Movimento – sottolinea il politico e giornalista - Bastava scrivere che il nuovo garantismo del M5s consiste nel fatto che a decidere (…) sarà Beppe Grillo (...). Prima, invece, a decidere discrezionalmente era (sempre, ndr) Beppe Grillo. Ma senza base, come dire, legale”.
A questo proposito Taradash ricorda le vicende del sindaco di Livorno, Nogarin, che “non appena ricevette l’avviso di garanzia per concorso in bancarotta fraudolenta fu raggiunto dalla telefonata del leader” che gli assicurava l’appoggio del movimento.
"Ora può candidarsi"
La vera novità tuttavia starebbe, ad avviso di Taradash, in questa asserzione del “Codice”: “E’ considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del Movimento 5 stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo, eccettuate le ipotesi indicate all’ultimo comma”.

(Marco Taradash)
La particolarità di questo passaggio - sempre secondo il Taradash-pensiero - sarebbe pregna di conseguenze. Si parla infatti di “reato commesso con dolo”, con l’esimente di “fatti che configurano i cosiddetti reati d’opinione, ipotesi di reato concernenti l’espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale”.
Bene, “Beppe Grillo – spiega l’ex seguace di Marco Pannella – “fu condannato in anni lontani per omicidio plurimo colposo, più di recente e più volte per diffamazione”.
Dunque il calcolo è presto fatto: ad analizzare bene il testo del tanto discusso codice pentastellato adesso non esiste più alcun ostacolo che si possa frapporre ad una candidatura del funambolico ex comico. Va chiarito che, volendo, Grillo si sarebbe potuto candidare anche prima, ma la scelta avrebbe cozzato contro la “cosiddetta etica del Movimento”.
Ora - se vorrà - il fondatore del M5S potrà scendere in campo, e "magari candidarsi alla guida del governo", in piena conformità al “nuovo Codice” e senza provocare imbarazzanti stridii all’interno delle sue compagini armate.
Avrà ragione Taradash? Finora Grillo ha sempre detto e fatto intendere di non voler assumere ruoli istituzionali ambendo soltanto a ricoprire un ruolo di “padre nobile e ispiratore” del Movimento. Il tempo dirà se ha cambiato idea.