Taglio delle pensioni d'oro dai 5mila euro in su, un risparmio di appena 120 milioni: ecco come arrivare a un miliardo di euro
Per realizzare una degli impegni presi dal M5S in campagna elettorale sta lavorando un comitato di cui fa parte anche il presidente dell'Inps Boeri. Per ottenere maggiori risparmi è necessario però allargare la platea di intervento
Per fare un certo tipo di risparmio sulle cosiddette pensioni d’oro non basta tagliare quelle oltre i 5mila euro netti. Per questo il gruppo di lavoro incaricato da Di Maio di valutare l’intervento e proporre le sue linee starebbe pensando di partire dai 4mila euro. In questo modo si dovrebbe arrivare a un risparmio di circa un miliardo. Mentre con la vecchia proposta base non si andrebbe oltre i 120 milioni di incasso circa. In questo modo per altro gli interessati passerebbero dai circa 30mila a oltre 100mila.
Il gruppo di lavoro
Del gruppo di lavoro incaricato di dare la temuta (almeno da alcuni) sforbiciata e tradurre in articoli di legge uno dei punti annunciati in campagna elettorale dai 5stelle fanno parte il giuslavorista Pasquale Tridico e il presidente dell’Inps Tito Boeri. Quest’ultimo del resto si è sempre dichiarato favorevole a una ridefinizione delle pensioni più alte calcolate con il sistema retributivo. In pratica non sempre legittimate dal versamento di contributi corrispondenti a quanto si percepisce.
Il rapporto tra Di Maio e Boeri è del resto sempre stato buono, e non a caso il leader pentastellato ha avuto sul presidente dell’Inps parole più distese di quelle dell’altro leader, quello del Carroccio Salvini, che sostiene il governo. Significativa la precisazione di Di Maio: “Il suo mandato scade nel 2019. E su molte cose abbiamo una visione comune. Penso ai vitalizi e alle pensioni d’oro”.
La posizione di Boeri
L’esigenza del ricalcolo contributivo delle pensioni, comunque, è un punto di vista ribadito spesso da Boeri. Come quella dell’intervento sui vitalizi degli ex parlamentari.
La prima volta che l’attuale presidente dell’Inps propose di ricalcolare in base al contributivo le prestazioni pensionistiche di un certo importo fu nel 2014. Basta cercare nelle pagine web di La Voce.info per averne conferma. Ma in quell’occasione la proposta era di far scattare il taglio dai 2mila euro netti mensili in su. In seguito la platea su cui intervenire si ridotta.
Il piano
Con il piano del M5S invece si parlava di intervenire sugli assegni dai 5mila euro netti in su, in pratica 8500 euro lordi. Una platea appunto di 30mila persone. Lo squilibrio che i tecnici avrebbero calcolato tra prestazione percepita e contributi versati sarebbe di circa il 6 per cento. Il taglio ammonterebbe al 5 per cento di quanto attualmente goduto. Secondo l’esempio riportato da Quotidiano.net su una pensione di 5.837 euro netti lo sfoltimento sarebbe di 284 euro al mese.
I risparmi tuttavia sarebbero davvero poco consistenti, pur rimanendo l’alto significato di un simile intervento agli occhi dei cittadini che fanno sacrifici. Estendendo invece il “trattamento” agli assegni (non di singola pensione) superiori ai 4mila euro netti mensili si potrebbe arrivare a risparmiare un miliardo di euro.