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Caro Ciampi ci mancherai, eri un galantuomo

Ha occupato posizioni molto importanti, decisive, senza averne in realtà mai voluta una

di Giuseppe Turani   
Caro Ciampi ci mancherai, eri un galantuomo

Carlo Azeglio Ciampi è stato il primo italiano a salire a palazzo Chigi, in un momento molto difficile, senza essere parlamentare. Più tardi sarà il terzo presidente della Repubblica a essere eletto al primo scrutinio (gli altri due erano stati De Nicola e Francesco Cossiga). Quando nel 2006 arriva alla fine del suo primo mandato al Quirinale, negli ambienti politici si fa strada l’idea di nominarlo per una seconda volta.

Ma lui chiude il dibattito con un comunicato: accettare un secondo mandato, anche se ammesso dalla Costituzione, sarebbe andare contro lo spirito della stessa. Quindi no.

Prima di essere presidente del Consiglio era stato per 14 anni di fila governatore della Banca d’Italia, succeduto a Paolo Baffi, messo nei guai (da innocente, come fu poi dimostrato) dallo scandalo del crack Sindona.

Da giovane non pensava certo di fare il capo della Banca d’Italia o il capo di stato. Infatti si laurea in lettere alla Normale di Pisa e poi a Lipsia. E pensa di poter fare l’insegnante di latino o di greco nelle scuole medie.

Ma nel 1946 gli offrono un posto in una filiale periferica della Banca d’Italia, accetta e si mette a studiare. E studia bene, tanto da essere accettato e consultato poi dagli altri grandi banchieri centrali in occasione di ogni crisi.

Nella sua vita da governatore gli capita di tutto: il divorzio dal Tesoro, due crisi valutarie serie (1985 e 1992), il fallimento del Banco Ambrosiano, l’omicidio di Roberto Calvi, l’assassinio dell’avvocato Ambrosoli e lo scandalo della banca vaticana Ior.

Ma affronta tutto con serenità e lucida pazienza. E così, quando l’Italia sta davvero attraversando un periodo difficile e assiste sgomenta al crollo della prima Repubblica, 1993, ai politici l’unica soluzione possibile sembra essere quella di mettere ogni cosa nelle mani di questo uomo saggio che aveva governato con mano così sicura la Banca d’Italia e che si era sempre tenuto alla larga da imbrogli e pasticci.

Dopo, la politica non lascerà più Ciampi, che infatti farà il ministro del Tesoro in varie occasioni.

Poi il 13 maggio del 1999 viene eletto presidente della Repubblica al primo scrutinio. Rimarrà in carico fino al 2006 e poi rinuncerà lui stesso a un secondo possibile  mandato.

Durante la sua permanenza al Quirinale rimette in piedi la festa del 2 giugno (con sfilata delle forze armate), che era stata soppressa, impone un rigoroso rispetto della bandiera italiana e una volta alla settimana va a fare colazione in Vaticano, dal papa.Non ci sono sue ingerenze nella politica, è impeccabile.

Da un certo punto di vista, questa di Ciampi è stata una vita molto singolare. Ha occupato posizioni molto importanti, decisive, senza averne in realtà mai voluta una. E’ sempre stato chiamato, e pregato di dare una mano.

E questo è accaduto per due ragioni. La prima è  che non ha mai fatto niente a casaccio: infatti è stato un ottimo banchiere centrale (mestiere difficilissimo). La seconda ragione è che era un galantuomo. Quasi un personaggio dell’800. 

Ci mancherà.

di Giuseppe Turani   
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