Vittorio Feltri difende Di Maio: "Sarà una mezza pippa ma non è un ladro"
Il direttore di Libero: "Quei 100mila euro di spese in tre anni sono congrui. Non può dormire all'addiaccio e mangiare alla Caritas"

Nello scorrere i giornali di oggi colpisce la difesa senza mezzi termini fatta su Libero da Vittorio Feltri a Luigi Di Maio. Il direttore del quotidiano definisce il vice presidente della Camera “una persona insospettabile”. Uno che “sarà pure una mezza pippa – per dirla con il governatore della Campania De Luca – ma non è un ladro”.
Il mezzo endorsement
Il mezzo endorsement del prestigioso giornalista si riferisce alle accuse arrivate all’esponente del M5S a causa delle spese, pari a circa 100mila euro, accumulate in tre anni per girare l’Italia. Qualche collega politico, inoltre, sembra alludere al fatto che Di Maio possa "anche averci fatto la cresta". Ad avviso di Feltri tuttavia 100mila euro in un triennio non sono una somma da far urlare al ladrocinio.
Per viaggiare e svolgere i propri compiti da parlamentare bisogna dormire e mangiare, sentenzia il direttore, e “sia i ristoranti che gli alberghi rilasciano regolare fattura. Sarebbe assurdo che Di Maio per non irritare i compagni, anzi i compari, dormisse all’addiaccio e si nutrisse alla mensa della Caritas”. A ben vedere – fa notare Feltri – “l’aver sborsato una simile somma in tre anni nell’esercizio del proprio lavoro pare del tutto normale”. Dunque i rendiconti di Di Maio “appaiono congrui e non certo esagerati”.

(Luigi Di Maio)
"Una persona corretta"
Dopo aver precisato di non difenderlo per simpatia il vulcanico giornalista spiega di basarsi sulla sua “esperienza in materia di trasferte”. Pertanto Di Maio, da lui considerato alla stessa stregua di De Luca per quanto riguarda le capacità politiche, può a ragione essere definito “una persona corretta quando compila le sue note spesa”.
Poi Feltri rivolge un disinteressato appello ai grillini che contestano il collega: “Evitate baruffe così idiote che contribuiscono a gettare sul vostro Movimento lo stesso fango che avete gettato, a volte a ragione, su altri partiti”. Il rischio? “Quello di apparire agli occhi degli elettori uguali ai furfanti di cui sistematicamente avete detto peste e corna”.

(Vittorio Feltri)
La risposta di Di Maio
La risposta di Luigi Di Maio arriva puntuale sul profilo Facebook. “Tra lo stipendio da deputato, lo stipendio aggiuntivo da vice presidente della Camera, i vari rimborsi e spese di rappresentanza, ho restituito ai cittadini italiani in tre anni e mezzo 204.582,62 euro. E sono felice di averlo fatto”, scrive in un corposo post, teso a fornire una risposta adeguata a tante male lingue. Al di là del caso Di Maio è inevitabile tuttavia che l'attenzione ritorni sulle spese disinvolte spesso sciorinate dalla nostra classe politica, senza distinzioni di colore, latitudine o età anagrafica. Un cattivo vezzo duro a morire e difficile da digerire.