Bersani: nel Pd alzeremo voce anche su manovra, io non mi dimetto

Roma, 11 ott. (askanews) - "Se ci sarà una riunione, una discussione, siamo pronti a dire la nostra" sulla prossima legge di Bilancio. L'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, parlando in Transatlantico con i cronisti, fa presagire voce alta e forte della minoranza Pd, dopo lo strappo consumato sul voto nel referendum sulle riforme."Qui tutti chiedono flessibilità e deficit, ma se si parla tanto di futuro - ha ammonito fra l'altro Bersan.- il primo punto è non lasciare i debiti ai propri figli, perché non è che lo pagheranno i tedeschi... Allora ci si indebita solo per fare investimenti, non per dare bonus. I bonus si danno facendo una redistribuzione: qualcuno paga di più, qualcuno paga di meno, e diamo tutti i bonus che vogliamo". Quella che la minoranza Pd sta conducendo, ha sottolineato Bersani, "è una nobile battaglia politica tra chi vuole semplificare all'eccesso con un'idea che rischia di tagliare le radici e chi pensa a un Pd che vuole una sinistra larga, un Pd che si offre al Paese come forza di governo ma non può fare tutto da solo".
Una battaglia che continuerà al congresso che attende il Pd dove la minoranza insiste sulla separazione tra premier e segretario: "E' chiaro che non può restare la situazione di adesso", ha detto. Perchè la minoranza intende restare nel Pd, insiste Bersani: "Il referendum - ha sottolineato- viene presentato come l'Armageddon, ma non è che siamo al livello del referendum monarchia-repubblica... Quasi come diapason - ironizza - ma non ancora. E dopo quel referendum molti democristiani che votarono per la monarchia il giorno dopo restarono tranquillamente democristiani...".E tra gli elettori del Pd, secondo Bersani, in tanti sono orientati al No: "Parliamoci chiaro, non è che se domani io dico che voto Sì allora correranno tutti a votare sì... Non sono mica mago Magò". Senza contare che "ho l'impressione che in tanti di questo referendum già non ne vogliamo più sapere niente".In ogni caso "ora tutti parlano del 4 dicembre, della data del referendum. Ma è chiaro che dalla mezzanotte del 4 tutti penseranno alle elezioni: se saranno nel 2018, o nel 2017...". Anche perchè "andranno avanti ed è chiaro che non cambieranno l'Italicum". E "se vince il No non è la fine del mondo, non è l'Apocalisse. Si va avanti come prima". Mentre il problema, per Bersani, è che "non è detto che se vince il Sì il Pd vince le elezioni. Ricordiamoci che c'è una destra che adesso non è organizzata, ma che nel Paese è forte".In ogni caso, ha conclsuo Bersani, quello di Gianni Cuperlo, che ha annunciato le dimissioni da deputato nel caso in cui dovesse decidere di votare No al referendum, "è senz'altro un bel gesto". Ma che l'ex segretario Pd non seguirà: "qUalcuno dovrà pur rimanere... Servirà almeno un portavoce per quelli che hanno votato no", ha commentato.