Il governo svela i numeri: ecco quanto costerà anticipare la pensione
Riguarderà tutti i lavoratori. Nessuna penalizzazione fino a 1500 euro. Ancora una volta non si toccano le pensioni d'oro

Segnatevi bene questa parola: Ape, ovvero anticipo pensionistico. Sarà uno dei tormentoni del dibattito politico delle prossime settimane. Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che da mesi sta curando il dossier, ha finalmente fatto chiarezza sul provvedimento, in particolare sull'entità delle decurtazioni da applicare a chi deciderà di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro.
Ape riguarderà tutti, anche gli autonomi
La notizia più rilevante è sicuramente che riguarderà tutti: non solo lavoratori dipendenti ma anche autonomi e partite Iva. Da tempo si sapeva che avrebbe riguardato i nati dal 1951 al 1953, ora ci sono anche i numeri per quantificare la decurtazione a cui andrà incontro chi deciderà di anticipare la pensione.
Il costo medio totale sarà di 25 mila euro
Nannicini ha spiegato che a un lavoratore con una pensione di 1000 euro, un anno di anticipo costerà una cifra he che va dai 50 ai 60 euro al mese per 20 anni. Il costo complessivo sarà compreso tra 12.000 e 14.400 euro. Chi anticiperà di 3 anni dovrà invece pagare tra i 150 e i 200 euro al mese per 20 anni, con un costo totale compreso tra 36.000 e 48.000 euro. Il costo medio dell’Ape dovrebbe aggirarsi sui 25 mila euro.
Operazioni possibile grazie alle banche
Nannicini ha spiegato che l’operazione si potrà fare solamente con il coinvolgimento del mondo bancario che presterà i soldi ai pensionati anticipatari che poi dovranno restituirli. Per il sottosegretario alla Presidenza è l’unica strada percorribile perché un intervento diretto dello Stato costerebbe dai 7 ai 10 miliardi, troppi in questo momento per la casse del Paese. Agevolazioni saranno previste per le pensioni di fascia bassa mentre non dovrebbero esserci penalizzazioni fino ai 1500 euro di pensione lorda.
Bocciata la proposta di Boeri: le pensioni d'oro non si toccano
Nulla da fare invece per la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, che per l’ennesima volta ha denunciato che il problema del sistema pensionistico italiano non è la sostenibilità ma il fatto che una fetta guadagna troppo rispetto a quanto versato. Tradotto in termini più semplici Boeri chiedeva un intervento sulle pensioni d’oro che tuttavia resta un tabù.
Calcoli troppo difficili per capire di quanto limare gli assegni d'oro
Per Nannicini è troppo complesso fare i calcoli per quantificare di quanto gli assegni d’oro dovrebbero essere ridotti. La complessità venne utilizzata come giustificazione anche quando, dopo lunghi, studi venne accantonata l’ipotesi di tagliare gli stipendi dei parlamentari. A quanto pare le conoscenze matematiche dei tecnici del governo vanno in crisi quando si tratta di tagliare i privilegi ma funzionano benissimo quando si tratta di varare misure che colpiscono i cittadini comuni.