“Nessuna epurazione in Rai dopo il Referendum, Campo Dall’Orto mangerà il panettone e pure la Colomba”
Il consigliere della Rai Mazzuca risponde a tutto campo sui temi caldi e accusa: “sofisticato bombardamento mediatico volto a magnificare l'operato del governo Renzi e a denigrare tutti gli altri”
È stato il primo ad alzare il dito contro la renzianizzazione della Rai, ma adesso è lui che mentre tutti chiedono la testa di Antonio Campo Dall'Orto, è pronto a concedere al d g una "prova d'appello". Giancarlo Mazzuca ex direttore de Il Giorno, Quotidiano nazionale, Resto del Carlino ed ex vice di Indro Montanelli a La Voce, è il più testardo fra i consiglieri di amministrazione di viale Mazzini. Insieme ad Arturo Diaconale, racconta Mazzuca a Tiscali.it, nelle settimane prima del referendum aveva chiesto ai vertici Rai un cda per parlare meglio di par condicio.
Campo dall'Orto magari troppo preoccupato per i sondaggi che davano perdente il suo amico Renzi vi avrà detto no.
"No stavolta la risposta è arrivata dalla presidente Monica Maggioni. La competenza era sua ma Maggioni ci rispose che non esistevano i presupposti per fissare quella riunione"
Molto in gamba, la presidente. Infatti adesso Maurizio Gasparri vicepresidente del Senato chiede la testa di Campo ma non quella di Maggioni.
"Ma la responsabilità di cosa è successo è di entrambi. Questa doveva essere la Rai liberata dai partiti e invece vada a vedere ora... piena di renziani. Adesso bisogna dare più voce al 60 per cento degli italiani, quelli che hanno vinto il referendum. La maggioranza silenziosa del Paese - come veniva considerato, a torto o a ragione poco importa, il fronte del No - chiede ora alla Rai di voltare pagina e di mettersi completamente al servizio di tutti i cittadini"
Lei ha denunciato lo sbilanciamento a favore di Renzi eppure tutta questa tv quasi a reti unificate ha solo danneggiato il premier. Come mai?
"Mi è venuta in mente, a questo proposito, una frase di Leo Longanesi, il romagnolo doc maestro di Montanelli, che diceva: Mussolini ha sempre ragione. Non siamo più nel Ventennio, ma Matteo, stando a certi programmi televisivi, aveva sempre ragione. E come spesso succede, il troppo stroppia e, come molti addetti ai lavori avevano pronosticato, la presenza mediatica incontrollata si è poi rivelata un «boomerang» per lo stesso premier dimissionario e per la ministra Boschi".
Però i vertici Rai in commissione di vigilanza ci sono stati davvero ed il problema dei minuti a favore di Renzi non è stato fra le priorità.
"Il problema sul tappeto, in realtà, non è stato tanto il tempo concesso ai due fronti - tot minuti al Sì, tot ai sostenitori del No - quanto, piuttosto, il trattamento delle notizie e il pluralismo dell'informazione radiotelevisiva pubblica. Si è messo, infatti, in atto un sofisticato bombardamento mediatico volto a magnificare l'operato del governo Renzi e a denigrare tutti gli altri. Ci sarebbe pure da ridire sulla collocazione di molti argomenti".
Mi faccia capire meglio...
"Faccio un esempio: quando un tg doveva annunciare il calo della produzione industriale, la notizia andava in onda su un tg del pomeriggio, alle 16 e 30, ma quando si è parlato dei dati sulla discesa della disoccupazione, ecco il servizio, in grande evidenza, sul telegiornale delle 20. Smentendo tante piccole furbizie, l'esito del referendum è, comunque, già acqua passata: ora la Rai deve guardare avanti. Se, nelle prossime settimane, il problema del pluralismo dell'informazione resterà assolutamente prioritario - così come possibili redde rationem a prescindere dal cambio della guardia a Palazzo Chigi - il colosso radiotelevisivo dovrà affrontare a stretto giro di posta altre, grandi, emergenze".
Quali?
"Bisogna sciogliere il nodo del bilancio, sia perché il governo Renzi ha annunciato, anche a fini elettorali, un nuovo taglio, per il 2017, del canone a 90 euro annuali, sia perché è fondamentale razionalizzare i conti Rai. Poi c'è l'urgenza del rinnovo della concessione che è scaduta ed è necessario trovare qualche via d'uscita alla disposizione dell' Istat che equipara la Rai ad un ente pubblico tout court. Dobbiamo anche risolvere il problema del tetto annuale degli stipendi che include anche i cachet, alcuni favolosi, degli artisti ingaggiati".
Non è detto dunque che le star della tv continuino a guadagnare miliardi a palate. Nonostante il tetto dei 240 mila per giornalisti e dirigenti?
"Non è detto. Bisognerà continuare a discutere ma io Carlo Freccero e Diaconale ci siamo trovati completamente d'accordo: per il bene della Rai, siamo ancora disposti a collaborare a patto che, archiviati gli interessi di Renzi, si cominci davvero a cambiare marcia".
Campo mangerà il panettone e forse anche la colomba Pasquale. Ma Carlo Verdelli?
"Potrebbe lasciare. Ma non ci sono notizie certe. In ogni situazione a mio avviso è sempre questione di sapersi assumere le proprie responsabilità. Le regole devono valere per tutti".
Ma se lei fosse nei panni di Campo si sarebbe già dimesso?
"Non mi faccia essere cattivo. I problemi sono sotto gli occhi di tutti ma per i vertici Rai prevediamo ancora un ultimo appello".