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[Il personaggio] Angela Merkel, la donna dei record. Ecco qual è la sua arma segreta

E lei ha sempre avuto qualcosa in più di tutti i nostri leader. La capacità di andare diritto per la sua strada e di portarci gli altri dietro, e di non essere mai a rimorchio. Si chiama coraggio

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
[Il personaggio] Angela Merkel, la donna dei record. Ecco qual è la sua arma segreta

Nonostante tutto quello che potrà succedere, Angela Merkel resta la donna dei record, persino statuaria nella sua grandezza. In fondo, lo è anche quando perde, le poche volte che capita. E lo è non solo per tutto quello che ha accumulato e fatto nella sua folgorante carriera politica. Quando il 10 aprile del 2000 è diventata la prima donna presidente del suo partito, il CDU, la cosa straordinaria sin dall’inizio era un’altra: Angela Merkel è evangelica, per le sue origini protestanti, e in quel momento assumeva la guida di un partito da sempre dominato da uomini conservatori con forti radici cattoliche.

Il fatto è che questa donna, che in Inghilterra continuano a paragonare alla lady di ferro, Margaret Thatcher, a differenza della premier londinese, ha sempre avuto la grande capacità di unire, e non di dividere. I socialdemocratici arrivarono addirittura a definirla «il miglior cancelliere socialdemocratico che la Germania abbia mai avuto», non si capisce bene con quanta acredine. Lei rispose con un sorriso, quasi indifferente a quella che doveva essere una critica al suo ruolo di conservatrice: «Ma siamo seri, gli elettori non hanno bisopgno di queste classifiche. Si aspettano che facciamo il nostro lavoro al meglio delle nostre capacità. Ed è quello che sto facendo».

Se c’è una cosa che colpisce di lei, è la sua forza, quella sicurezza che le fa prendere pure decisioni a rischio, come quella volta che concesse al suo partito il voto di coscienza sul Matrimonio Egualitario, che permetteva pure agli omosessuali di unirsi nel vincolo sacro delle nozze, anche se lei, a scanso di equivoci, ci tenne a precisare pubblicamente di votare contro: «Per me il matrimonio è solo quello tra uomo e donna». Il «culone inchiavabile», come secondo una leggenda metropolitana l’avrebbe battezzata Silvio Berlusconi, non ha mai dato troppo retta ai commenti e a tutte quelle acidità e quei veleni che hanno accompagnato il suo cammino. E’ sempre anadata avanti per la sua strada, come un trattore. Sin dall’inizio, quasi impermeabile a tutto ciò che le accadeva attorno.

Angela Dorothea Kasner è nata ad Amburgo, figlia di Horst Kasner, pastore luterano, e di Herlind Sentzsch. Il suo genitore al liceo era un membro della gioventù nazista. Poi studiò teologia a Heidelberg e Amburgo, e nel 1954 divenne pastore nella chiesa di Quitzov, òpresso Perleberg, nel Brandeburgo. Angela crebbe in campagna a 80 chilometri a Nord di Berlino, nella Germania dell’Est. Suo padre aveva due macchine e viaggiava tranquillamente nella Germania Ovest: per questo un ex membro anziano dell’Unione Cristiana avanzò il sospetto in un libro che lui avesse relazioni molto proficue con il regime comunista. Angela fu membro del Movimento giovanile socialista, ma nel 1989 prima della caduta del muro aderì a un altro movimento, «Il popolo siamo noi», che confluì nel partito Risveglio Democratico e da lì, infine, nei Cristiano Democratici, dopo la riunione delle due Germanie.

In un modo o nell’altro quello che emerge di più dal suo curriculum, è che lei è davvero un talento naturale, con una predisposizione impressionante alla vittoria. Quando dopo la sconfitta del vecchio leader conservatore Kohl, viene nominata segretaria del Cdu, colleziona subito successi a raffica. E poi, i suoi record, in serie: è la prima donna cancelliera proveniente dalla Germania Est, una donna protestante, come abbiamo già detto, a guida di un partito prevalentemente cattolico nella sua leadership, la più giovane parlamentare della storia tedesca, la prima donna a ricoprire la carica di cancelliera, ininterrottamente dal 2005, un governo dopo l’altro, anche di diverso colore, e la seconda a presiedere il G8 dopo Margareth Thatcher, con la quale condivide una carriera scientifica e il fatto di usare il cognome del marito al posto del proprio, quell’Ulrich Merkel, come lei studente di fisica, conosciuto durante uno scambio universitario a Mosca e sposato nel 1977. Il 30 dicembre del 1998, si è unita invece in seconde nozze con lo scienziato chimico fisico Joachim Sauer. Non è solo considerata da Forbes Magazine la «donna più potente del mondo», visto che la famosa e importante rivista ha voluto inserirla in questo elenco dal 2005 fino al 2016, tutti gli anni a parte uno, - e chissà perché -, il 2010. Ovviamente una come lei rifugge abbastanza gentilmente da questa forma di riconoscimenti. Ci sorride di nuovo. E ha sempre preferito disegnarsi come un mero esecutore del potere altrui. Il potere non sono io, siete voi, sembra voler dire: «Un tempo desideravo avere il potere, è vero, quello sulle molecole, però. Mi interessa la struttura delle cose. Ma ora questo interesse lo rivolgo verso un settore completamente diverso».

A differenza della Thatcher, è molto più morbida, e non solo fisicamente, molto meno arcigna e più disposta al dialogo. In Italia sarebbe stata forse una perfetta democristiana, quella figura che è completamente mancata al partito di De Gasperi dopo la crisi di Tangentopoli. Da noi non era più tempo. E lei ha sempre avuto qualcosa in più di tutti i nostri leader. La capacità di andare diritto per la sua strada e di portarci gli altri dietro, e di non essere mai a rimorchio. Si chiama coraggio. Naturalmente, è una cosa che lei definisce con molta prudenza: «Credo di essere coraggiosa nei momenti decisivi, ma ho bisogno di tempi lunghi e cerco quanto più possibile di riflettere prima di agire». Pensate come volete. Il coraggio uno non se lo dà, come diceva don Abbondio. Uno ce l’ha. 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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