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Cassa Depositi e Prestiti compra cinque strutture turistiche: ecco dove sono

Alcuni dei resort si trovano nel Mezzogiorno, altri nel Nord, e l'investimento è di 92 milioni di euro. L'obiettivo è "mettere in moto veicoli capaci di attrarre ulteriori capitali sul mercato da impiegare in nuovi progetti”

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Marina di Pisticci (Matera), Marina di Sibari (Cosenza), Marina di Ostuni (Brindisi), Marilleva (Trento) e Pila (Aosta) per un investimento totale pari a 92 milioni di euro. Cassa Depositi e Prestiti compra 5 resort, 1.550 stanze, e fa capire di voler fare sul serio nel settore turistico attraverso il FIT, Fondo Investimenti per il Turismo che ha visto la sua dotazione aumentata di 150 milioni in vista di ulteriori iniziative. In questo modo la dotazione assomma complessivamente a 250 milioni di euro. L’attività iniziata da Cdp, guidato da Alberto Costamagna e Fabio Gallia, prevede – stando a quanto riportano i media (v. Repubblica e il Corriere) - anche la trasformazione in alberghi dell’ex Ospedale a mare al Lido di Venezia e dell'ex Colonia marina di Celle Ligure.

Attrarre capitali

L’intento - a seguire le dichiarazioni dell’ad Gallia - è quello di mettere in moto “veicoli capaci di attrarre ulteriori capitali sul mercato da impiegare in nuovi progetti”. Anche perché “la dimensione dei gruppi alberghieri italiani ha ancora potenzialità di crescita se paragonata a quella dei grandi gruppi internazionali".

Due dei resort sono stati rilevati da Hatelturist e tre dal gruppo Valtur, ed è previsto un impegno di circa 27 milioni di euro per i lavori di modernizzazione degli immobili.

Il presidente di Cdp Costamagna e l'ad Gallia

La galassia

Si allarga così la galassia della Cassa di cui fanno parte – come evidenzia Il Corriere della Sera – "la passata Pomì come la Manzotin, le pantofole De Fonseca come la società Palomar che produce le serie tv di Montalbano, l’Ospedale al Mare di Venezia e le residenze di Palazzo Litta a Milano. E ancora il Brennero, l’AutoCisa, le case di riposo Anni Azzurri, il Verdura Resort di Rocco Forte a Sciacca. E poi gli aeroporti: Napoli, Torino, Bologna. La banda larga con l’Enel in Open Fiber, l’Acciaitalia creata al fine di rilevare l’Ilva, la mega turbina dell’Ansaldo fabbricata con i soci cinesi, le pale eoliche della New Green Molise, la startup Cortilia che porta l’orto biologico a domicilio. E a dirne qualcuna ancora l’acquedotto di Genova, la rete europea di Sia dei pagamenti bancari, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca salvate attraverso la partecipazione, pur svalutata, nel fondo Atlante".

Un intreccio di "partecipazioni dirette e indirette, fondi potenziati per il venture capital e neonati per la ristrutturazione delle aziende indebitate ma sane (Quattro R da 711 milioni è stato lanciato la settimana scorsa). Inoltre fondi per riqualificare gli edifici pubblici, fondi di private debt per finanziare le imprese là dove le banche non arrivano e di private equity per iniettare capitale per lo sviluppo là dove quello dell’imprenditore non basta".

Un mondo che si è sviluppato con la partecipazione dei privati “che va ben oltre le partecipate classiche, di peso: Eni e Snam, Terna e Italgas, la Fincantieri della nave da crociera super lusso Silver Muse e la Saipem. Più le Poste appena rilevate dall’azionista Tesoro”, fa notare il quotidiano.

Tanto che – si legge sul Corriere – “oggi Cdp  vale più del doppio dell’Iri: 357,7 miliardi nel 2016 contro i circa 145 che l’istituto costituito da Alberto Beneduce poteva pesare nel 1983 (stima a valori riportati a oggi per L’Economia del Corriere di Stefano Caselli, prorettore Università Bocconi)”. L’Iri era nato per rilanciare l’economia nel dopo guerra, Cdp si è dato invece lo scopo di favorire “l’uscita dal nanismo del nostro Paese”, ha sottolineato il presidente Costamagna.

Gli Enti locali

Resta ovviamente anche il business storico degli enti locali, con i prestiti ai Comuni. La missione verso le imprese invece si concentra su tutte le fasi, dall’avvio allo sviluppo e al rilancio.

Banda larga

Tra le operazioni strategiche di Cdp c’è anche la banda ultralarga, dove  - scrive il Corriere - “Open Fiber procederà su sei regioni a fallimento di mercato dopo la bocciatura del Tar ai ricorsi di Tim e Fastweb”.

Banche

Per quanto riguarda le banche in crisi invece Cassa “non vuole mettere più un soldo, e molto difficilmente lo farà su Alitalia visto che la sua stabilità patrimoniale è l’asso nella manica del Tesoro”.

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