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Ventimiglia, l'amico scrittore del poliziotto morto: "Alle strumentalizzazioni avrebbe detto no". Fermati 3 francesi armati

Si è accasciato al suolo ed è stato subito assistito dai colleghi. E' deceduto in ospedale. Toti: "Zero tolleranza, il governo intervenga"

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Diego Turra, il poliziotto deceduto a Ventimiglia
Diego Turra, il poliziotto deceduto a Ventimiglia

Un poliziotto - il sovrintendente capo della Polizia di Stato di Genova, Diego Turra, 52 anni - è stato stroncato da un infarto ieri sera mentre prestava servizio durante alcuni tafferugli con una quarantina di attivisti No border che avevano occupato l'ex caserma dei Vigili del fuoco. Secondo le prime informazioni il poliziotto farebbe parte del reparto mobile di Genova. Quando si è accasciato al suolo, assistito dai suoi colleghi, è stato poi trasferito in ospedale dove è deceduto.

Il cordoglio di Mattarella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Capo della Polizia, Prefetto Franco Gabrielli, il seguente messaggio: Nell'apprendere con profonda tristezza la notizia della tragica morte dell'Assistente Capo Diego Turra, impegnato in attività di servizio a Ventimiglia, desidero esprimere a lei e alla Polizia di Stato la mia solidale vicinanza. La prego di far pervenire ai familiari le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio.

"Dolore" è stato espresso dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, per la morte del poliziotto. "Rabbia per gli irresponsabili che alimentano tensioni e provocano scontri in un clima già drammatico. Basta No border - ha concluso Toti - zero tolleranza. Il governo intervenga".

Fermati 3 francesi armati

Tre cittadini francesi sono stati fermati dalla polizia italiana alla frontiera di Ponte San Ludovico, in territorio italiano. Secondo fonti di polizia, i tre avevano mazze e coltelli e cappucci neri e sono stati sottoposti a fermo di pg. Tra le ipotesi quella che i tre volessero partecipare alla manifestazione in programma per oggi a Ventimiglia.

(La polizia controlla i migranti a Ventimiglia)

Il ruolo degli antagonisti

Secondo la polizia, che ha perquisito proprio la sede degli attivisti No borders di Camporosso (25 denunciati per i fatti di ieri, altrettanti fogli di via e tre espulsioni dal territorio nazionale), ci sono proprio gli antagonisti dietro alla fuga di sabato lungo la scogliera dei Balzi rossi e in mare e lungo l'Aurelia fino a occupare la scogliera di Menton Garavan. Quei 140, che provenivano quasi tutti dal centro di temporanea assistenza della Croce rossa allestito al parco Roja, ora sono stati mandati nei centri di identificazione nel sud Italia, saranno identificati e espulsi.

La manifestazione

Mentre i francesi, che due giorni fa sono stati i soli a sparare i lacrimogeni addosso ai migranti aggrappati agli scogli, finiscono di rastrellare i fuggitivi per riportarli tutti alla frontiera e respingerli, la polizia italiana si prepara alla manifestazione. Non sarà facile, la tensione è alta. E fa sentire la sua voce il sindaco di Ventimiglia Enrrico Ioculano: "C'è una situazione contingente particolare e il centro di accoglienza del Parco Merci dev'essere l'unico punto di riferimento. Chi crea disagi a Ventimiglia non ci può stare - ha detto - La manifestazione di domani è pretestuosa e non porta a alcun risultato. E' ormai evidente che attività di questo genere vengono studiate ad hoc per creare disagio e disturbo".

L'intervento della polizia francese

Alla pinetina dei Balzi Rossi non c'è più nessuno, se si esclude un paio di pescatori abbarbicati agli scogli. I francesi hanno rinforzato la barriera in entrata: police nationale, géndarmerie ma anche i corpi speciali in borghese con la pistola bene in vista. A Mentone, in commissariato, ci sono ancora 40 migranti e una manciata di No Borders che verranno espulsi a breve. I circa 600 profughi, quelli che non sono partiti per il sud e che sono tornati al campo gestito dalla Croce rossa aspettano la manifestazione di domani vivendo il paradosso di una legge che prevede che una volta identificati debbano rimanere in quel Paese dove non vogliono rimanere e non permette loro di transitare da uno Stato che non vuole nemmeno essere terra di passaggio per altre e più accoglienti nazioni.

Cordoglio è stato espresso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.

"Il presidente del Consiglio Matteo Renzi - si apprende da fonti della Presidenza del Consiglio - ha sentito il ministro dell'Interno Angelino Alfano, dopo quanto accaduto a Ventimiglia, e ha espresso il cordoglio per la morte dell'agente di polizia". Cordoglio, poi, oltre che naturalmente dal ministro Alfano stesso, anche da parte del capo della Polizia Franco Gabrielli. Turra, sottolinea Gabrielli dopo aver espresso vicinanza alla famiglia, "e' un esempio di altissima virtu' istituzionale, scomparso nel garantire e preservare la sicurezza e il vivere civile". Il capo della Polizia ha ricevuto a sua volta il cordoglio di Alfano e Renzi.

Il ricordo dello scrittore-poliziotto Riccardo Gazzaniga

"Ieri, durante un servizio di ordine pubblico a Ventimiglia, è morto un poliziotto per un attacco di cuore. Si chiamava Diego Turra, aveva 53 anni e lavorava nella mia caserma. Per me non era un semplice collega, visto che lo conoscevo dal 1997, quand'ero ancora un agente ausiliario e lui, che era più anziano, mi faceva gli scherzi telefonici spacciandosi per un generalissimo e chiedendomi di presentarmi ufficialmente. E io che abboccavo sempre!

Ci sarebbero molte cose da scrivere su questa morte in servizio, come su tante altre disgrazie che si potrebbero e dovrebbero evitare. Ed è questo che dovremo fare, presto, noi che abbiamo anche un ruolo sindacale in Polizia: agire affinché questa morte non sia vana e l'amministrazione per cui lavoriamo si decida a tutelare DAVVERO la salute dei suoi lavoratori.

Ma oggi, per me, non è il tempo di far parlare la rabbia o alimentare la polemica, è il tempo del cordoglio. Il tempo di ricordare pubblicamente una brava persona che io ho visto, sempre - e intendo davvero SEMPRE - sorridente, gentile, rispettosa, umana, pronta alla battuta, lontana da ogni stereotipo sul poliziotto che a qualcuno piace alimentare.

Un uomo a cui non piacerebbero affatto le parole di odio o le strumentalizzazioni che vedo su qualche pagina, scritte da opportunisti politici o da chi nemmeno lo conosceva. Mi ricordo quando proprio lui, lavorando con me l'estate scorsa, si adoperò in un ristorante per farsi donare un piatto con una cena da dare a una persona che non aveva dove dormire.

Un lettore vorace di libri, un collega colto che non aveva mai avuto timore a manifestare le sue idee sulla politica, la vita e anche la sua profonda religiosità. Ricordo le lunghe discussioni su Dio, tra lui così credente e me così ateo, sul senso della vita e della sua fine. Come ha scritto un amico comune, gli auguro davvero e con il cuore di trovare tutto quello in cui aveva fede, dove è andato.

Ci mancherà".

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