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Troppo uso di Internet sul posto di lavoro: adesso è legale il licenziamento immediato

La sentenza della Corte d'Appello e quella della Cassazione superano le garanzie dello Statuto dei lavoratori. Il caso di un dipendente cacciato, con giusta causa

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Internet al lavoro e controlli: un tema sempre caldissimo
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Il datore di lavoro ha facoltà, libertà e diritto di controllare quanto tempo passa un dipendente su Internet durante l'orario lavorativo. E se questo uso è eccessivo, scatta il licenziamento per giusta causa, che può "scavalcare" l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori. Perchè le stesse regole dello Statuto non si applicano all'accertamento di illeciti. Così la Corte di Cassazione, con la sentenza 14862 appena depositata, ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore "pizzicato" a starsene sul Web per 45 ore nell'arco di due mesi. Per un totale di 27 connessioni, dalla postazione lavorativa.

Ma non è violazione della privacy? No

Quanto era già stato deciso dalla Corte d'Appello ha dunque avuto anche la ratifica della Cassazione. La prima obiezione sarebbe se il controllo del lavoratore da parte dell'azienda non costituisca violazione della privacy. La sentenza non lascia spazio a dubbi: lo Statuto dei lavoratori, come precisato dalla Cassazione, disciplina le forme e i modi del controllo dello svolgimento dell'effettiva attività lavorativa, mentre non si applica a comportamenti illeciti che danneggiano il regolare funzionamento dell'azienda e l'integrità del patrimonio aziendale. La Cassazione rende libere tutte le modalità di controllo degli abusi da parte del dipendente verso il datore di lavoro. La questione della privacy viene definitivamente superata, dato il fatto che il datore di lavoro in questo caso non ha "spiato" il dettaglio delle navigazioni Web effettuate dal lavoratore poi licenziato, ma solo il loro numero e la durata. Licenziamento pienamente giustificato dunque. 

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