"Gravi indizi di corruzione su Renzi padre": il Gip che autorizzò le intercettazioni fu più duro del pm Woodcock
Per il Fatto Quotidiano Morra riteneva che ci fossero “gravi indizi su Tiziano Renzi non solo per il traffico di influenze. Il pm fu meno duro e si dimostrò garantista

Complotto e accanimento? Volontà da parte di qualcuno di incastrare a tutti i costi Renzi padre e Renzi figlio? La discussione è aperta. E’ interessante tuttavia a questo proposito l’esclusiva del Fatto Quotidiano, a firma di Marco Lillo, che rivela come il Gip Mario Morra parlasse di “gravi indizi di corruzione su papà Tiziano” dimostrandosi al proposito più duro dello stesso pm Henry John Woodcock.
"Gravi indizi, si poteva parlare di corruzione"
Il giornale di Marco Travaglio nota che Matteo Renzi affermò (il 19 luglio) di non aver capito “perché ci intercettavano visto che il reato di traffico di influenze illecite non lo prevede”. A considerare quanto emerso – fa presente adesso il Fatto – il gip riteneva che ci fossero “gravi indizi su Renzi padre non solo per il cosiddetto traffico di influenze. Per il giudice Morra si poteva parlare di corruzione”, afferma il giornale.
Il garantismo di Woodcock
Dunque Woodcock sarebbe stato molto più prudente del Gip. Avrebbe atteso il 5 dicembre, dopo il referendum sulle riforme costituzionali, per “evitare di ascoltare conversazioni politicamente delicate e irrilevanti da un punto di vista penale”. Un particolare che darebbe un duro colpo all’ipotesi del complotto.
La data da considerare è il 16 novembre. Il pm chiede l’intercettazione di 7 telefonini tra cui quello di Tiziano Renzi. Questo per poter verificare l’ipotesi di “associazione a delinquere capeggiata da Alfredo Romeo”. Il padre dell’ex premier e i suoi compagni non sono indagati ma il pm vuole ascoltare Tiziano Renzi per verificare se “Russo dica il vero o millanti quando chiede a Romeo 30mila euro al mese per lui in cambio delle sue pressioni sull’amministratore di Consip Luigi Marroni per la gara Fm4 da 2,7 miliardi”.

La posizione del Gip
La posizione del Gip Morra è invece più dura. “Quanto alla posizione di Renzi Tiziano – scrive il magistrato nel decreto che dispone le intercettazioni – gli elementi sin qui raccolti delineano un quadro indiziario oggettivamente coerente e grave. Dai colloqui tra Romeo e Russo emerge infatti l’esistenza di un accordo di massima che prevede una stabile retribuzione del Renzi (30mila euro al mese e versamento di un anticipo) in cambio della sua intercessione presso dirigenti apicali di enti pubblici per indurli a favorire illecitamente il Romeo…”.
Dopo aver fatto la ricostruzione degli elementi a carico di Tiziano Renzi, "sulla base di un’informativa del Noe del 9 novembre, che non contiene nessuno dei falsi ipotizzati dai pm di Roma – specifica Lillo – il Gip Morra spiega bene perché il padre di Matteo Renzi è stato intercettato".
Ma – ad avviso del Fatto Quotidiano – è particolarmente importante che “un giudice abbia ritenuto grave il quadro indiziario su Tiziano Renzi persino per un reato più pesante. Per quanto concerne l’attuale “accusa” del Csm a Woodcock invece, sarebbe “interessante capire perché non lo ha iscritto nemmeno per traffico di influenze. Il Pubblico Ministero sospettava di lui ma, come spiega nella sua richiesta, voleva intercettare Tiziano anche per capire se Russo millantasse”.
Approfondimenti da fare attraverso le intercettazioni
Anche Morra comunque sostiene che la sua è “una valutazione che necessita di ulteriori approfondimenti” da fare proprio “attraverso le intercettazioni”. Intercettazioni che – scrive il Gip – allo stato costituiscono l’unico strumento in grado di fare completa luce sulle vicende corruttive oggetto di indagine, confermando i dati che emergono dalle conversazioni sin qui captate o delineando una diversa qualificazione giuridica dei fatti illeciti già emersi ed il diverso ruolo dei soggetti coinvolti”. Poi le cose sono andate in un modo particolare, come tutti sanno.