Saviano: "Sogno sindaci africani per il Sud", esplode la polemica. Salvini e la Meloni: "Ecco vacci tu in Africa".
Botta e risposta su Facebook. Lo scrittore Io in Africa ci vado: accompagnerò Salvini magari a recuperare i fondi pubblici della Lega Nord finiti in Tanzania e Meloni a scusarsi per le atrocità commesse dal regime fascista

“Io in Africa ci vado: accompagnerò Salvini magari a recuperare i fondi pubblici della Lega Nord finiti in Tanzania e Meloni a scusarsi per le atrocità commesse dal regime fascista nei territori ex coloniali”, è la chiusura del post dello scrittore Roberto Saviano che risponde così al leder della lega Matteo Salvini e Giogia Meloni leader di Fratelli d'Italia.
La vicenda
Nei giorni scorsi ospite di Gianni Riotta su Rai Storia, Saviano parlando dell'immigrazione, aveva dichiarato: “Sogno sindaci africani per il Sud”. Immediata la replica dei Salvini e della Meloni che sui loro profili Facebook rispondevano all'autore di Gomorra. "Sogno sindaci africani per il Sud’. Io sogno Saviano in Africa”, scrive prima Salvini. "Roberto Saviano dice che sogna sindaci africani. Vada a vivere in Africa allora. Così esaudisce il suo sogno e quello di diversi italiani”, rincara la dose Giorgia Meloni.
La risposta di Saviano
Lo scrittore non gradisce i due post e ne pubblica uno lunghissimo sempre su Facebook in cui risponde ai due "avversari". "L'Italia però mi manca moltissimo e torno spesso per lavoro, per vedere gli amici e i miei cari. È la mia terra e non posso smettere di raccontarla, e se il mio racconto è in antitesi rispetto all'immagine del Paese che hanno Giorgia Meloni e Matteo Salvini non posso che esserne fiero. Fiero per non cedere mai alle loro basse semplificazioni. Fiero perché è la complessità a guidare il mio ragionamento e non il più becero razzismo. Fiero perché io scrivo libri e non cerco voti. Non getto reti nel mucchio, non desidero vincere ma ragionare e, soprattutto, convincere. Siamo diversi io, Meloni e Salvini. E della mia diversità ne faccio un vanto.
"Fanno discorsi di razza"
"Loro propongono discorsi sulla razza, discorsi che io aborro, prosegue Saviano. La città di New York cambiò volto con Fiorello La Guardia, figlio di padre cattolico di Cerignola e di madre ebrea di Trieste. Dal 1934 al 1945 La Guardia fu sindaco di New York, un sindaco figlio di immigrati, con sangue italiano, un sindaco ebreo. Immaginate cosa ne avrebbero detto Salvini e Meloni: "Se ne torni tra le pecore, La Guardia, ad amministrare New York non ci vogliamo uno straniero".
Le proteste
"Meloni e Salvini ignorano che il primo sciopero di braccianti, per protesta contro la pratica illegale del caporalato (che, per inciso, avrebbe dovuto essere contrastata efficacemente dallo Stato Italiano) lo organizzò nel 2011 Yvan Sagnet, un ragazzo che veniva dal Camerun, laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Torino.
L'uguaglianza
"Vorrei che Meloni e Salvini capissero che non esistono differenze tra razze, non esiste alcuna invasione, ma esiste un Paese, il nostro, che loro due hanno contribuito, con le forze politiche che rappresentano (e che li rappresentano), a rendere inefficiente, cattivo, discriminatorio. Un Paese in cui realizzarsi è difficilissimo per tutti (italiani e stranieri, e non certo per colpa degli stranieri), un Paese da cui la giustizia sembra essere bandita", aggiunge Saviano che poi chiude così: "Io in Africa ci vado: accompagnerò Salvini magari a recuperare i fondi pubblici della Lega Nord finiti in Tanzania e Meloni a scusarsi per le atrocità commesse dal regime fascista nei territori ex coloniali”.