I ghiacciai stanno scomparendo, la Marmolada si sta sciogliendo
Il degrado del gigante è sottolineato anche dal geologo Secchieri: siamo di fronte a una situazione assolutamente anomala

In poco più di cento anni si sono sciolti 400 ettari di ghiaccio. Colpa del riscaldamento globale. Il più a rischio è quello della Marmolada, dove nel giro di 20-30 anni il ghiaccio potrebbe non esistere più. Il degrado del gigante è sottolineato dal geologo Franco Secchieri che parla di “situazione assolutamente anomala”. Si tratta – ha scritto – “della presenza di una componente particolare e non naturale del materiale morenico, aumentata notevolmente a partire dagli anni più recenti in concomitanza con lo sfruttamento turistico cui la montagna è assoggettata”. Sul ghiacciaio è stata abbandonata una enorme quantità di rifiuti “che nel loro insieme rappresentano una testimonianza evidente e sconcertante della mancanza assoluta di rispetto e tutela di un ambiente cosi pregiato e fragile come quello glaciale”, ha sostenuto lo studioso.
Il significato della ricerca
La relazione prosegue: "Dall'esame della documentazione degli anni 2005/06 (...) risulta che si è verificato un forte abbassamento della superficie a ridosso della cresta rocciosa superiore, nel tratto compreso tra la Punta Rocca e la stazione di arrivo del terzo tronco delle funivia. Attorno al 1980 lo spessore dell'accumulo in cresta superava abbondantemente (in estate) la decina di metri, mentre oggi risulta quasi scomparso”. Le cause che appaiono più evidenti sono da attribuire anzitutto all’andamento termo pluviometrico dell’annata idrologica 2014/2015, caratterizzata da scarse precipitazioni invernali e primaverili e dall’ondata anomala di caldo provocata dalle frequenti irruzioni di masse d’aria di origine africana, contrassegnate da temperature elevate a tutte le quote e a lungo persistenti, in una stagione estiva che non a torto è stata definita come una delle più calde degli ultimi 150 anni, a dire quasi dalla fine della Piccola Età Glaciale”, ha spiegato Franco Secchieri, coordinatore scientifico del servizioglaciologico.com.
Ritiri frontali di quasi 150 metri
Riguardo al ritiro delle fronti, sono stati osservati valori lineari complessivamente compresi tra i 4 e i 40 metri; in alcuni ghiacciai si sono registrati, ad esempio negli ultimi 5 anni, ritiri frontali di quasi 150 metri. Un’altra vistosa conseguenza della riduzione dei ghiacciai è rappresentata dalla frammentazione osservata per alcuni corpi glaciali, che ha portato al distacco di placche di ghiaccio anche di notevoli dimensioni: a tale riguardo vale la pena di ricordare i distacchi del settore inferiore delle lingue della Vedretta Alta (Val Martello) e del ghiacciaio di Rosim (Solda).
La modifica della topografia
“Una ulteriore modifica della topografia della superficie riguarda la comparsa o l’ampliamento, anche vistoso, delle finestre rocciose ed un aumento di aree fortemente crepacciate e seraccate in corrispondenza dei cambi di pendenza del letto. Per quanto riguarda le aree periglaciali, è stata rilevata la comparsa (oppure un consistente incremento) di laghi di varie forme e dimensioni, oltre che l’aumento del numero di torrenti subglaciali, con notevoli portate osservate durante i sopralluoghi, segnali evidenti della elevata fusione in atto”, ha detto Secchieri. Ulteriore elemento sintomatico della situazione è stato l’aumento della deglaciazione sulle pareti o lungo i canaloni, cui si sono accompagnati anche episodi di consistente franosità che hanno portato al deposito di una grande quantità di materiale sulle sottostanti superfici glaciali.