Il carabiniere indagato per il caso Cucchi viene promosso. Guiderà l'antiterrorismo
Ilaria Cucchi ha risposto su Facebook a una promozione che lei considera un altro affronto alla memoria del fratello

Ora per lui è arrivata la promozione a maresciallo capo. Per chi lavora nell’Arma, il cambio di grado è quasi un fatto automatico: solo che in questo caso ad usufruire della promozione è Roberto Mandolini, uno dei carabinieri indagati per falsa testimonianza sul caso Stefano Cucchi dalla Procura di Roma. Oggi, il reparto di Mandolini si occupa principalmente di ordine pubblico, impiegato a Roma soprattutto nei controlli a San Pietro e nelle altre zone ritenute sensibili, quindi in questo momento in pieno servizio anti-terrorismo.

L’inchiesta non è ancora terminata
“Nell’inchiesta bis, il maresciallo capo è indagato, appunto, per falsa testimonianza. La procura ha rivelato in questa e in altre affermazioni di Mandolini contraddizioni con quanto ricostruito e, con tutta probabilità, a settembre saranno chiuse le indagini”, si legge nel Fatto Quotidiano. Da oltre un anno, inoltre, al reparto mobile di Tor di Quinto, seppur in un’altra squadra, c’è l’appuntato scelto Riccardo Casamassima. Lo stesso carabiniere dalla cui testimonianza si è mosso l’impianto accusatorio dell’inchiesta bis sulla morte di Cucchi. Perché era di servizio a Tor Vergata quando Mandolini ritornò dai suoi vecchi colleghi per informare il maresciallo Enrico Mastronardi, comandante di quella stazione, di quanto accaduto: “È successo un casino, i ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato”.
Il racconto di Casamassima
Al racconto di Casamassima e della sua convivente, anche lei nell’Arma, oggi carabiniere scelto a San Cesario, la procura ha trovato importanti riscontri. In linea teorica, in caso di missione congiunta tra più squadre del Battaglione Lazio, Mandolini potrebbe essere nella posizione di dover dare ordini a Casamassima, che ha già subìto dall’Arma punizioni ufficiali. Il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette sul caso Cucchino ha mai proferito parola e continua a non farlo. Nonostante le indagini quest’ultima promozione di Mandolini.
La risposta di Ilaria Cucchi su Facebook
Ilaria Cucchi ha risposto su Facebook a una promozione che lei considera un altro affronto alla memoria del fratello. “Caro comandante Mandolini – ha scritto al sorella Stefano - la foto che ho pubblicato è quella che ritrae i suoi nuovi e meritatissimi gradi. Meritatissimi. Conseguiti sul campo. Lei la pubblica e io la faccio mia esattamente come lei l'ha pubblicata. Anziché nascondersi dietro contatti informali con giornalisti vari, anziché scrivere post senza possibilità di un confronto diretto, siccome io capisco che lei ha tutto l'appoggio dell'Arma a cui appartiene e quindi non avrà alcun problema, a differenza di altri suoi colleghi, a partecipare a trasmissioni televisive e rendere pubblica la sua opinione, la invito ad un dibattito pubblico in qualsiasi luogo e sede, ma rigorosamente pubblico. Le voglio dare un vantaggio caro comandante. Le anticipo fin d'ora che le chiederò conto di tutte le "verità" che lei ha affermato negli atti dell'inchiesta bis e nei suoi numerosi interventi pubblici. Quelle "verità" che viceversa sono così diverse e incompatibili da quelle riferite sotto giuramento ai Giudici e ai magistrati sei anni fa, da mettere in imbarazzo qualsiasi normale cittadino.
Se c'è una persona che sta infangando la divisa che indossa, le istituzioni, i magistrati e l'autorità giudiziaria stessa che sta procedendo nei suoi confronti e non nei miei e lo ribadisco – nei suoi confronti - quella persona è lei. Le do un ultimo suggerimento da madre: tolga dal suo profilo la foto dei suoi figli attaccata a quella dei gradi da lei conseguiti fino a quando lei non sarà scagionato da ogni responsabilità. Se fossi denunciata per un reato così grave come il suo e connesso all'esercizio delle sue funzioni e legato ad una vicenda di morte, non mi sognerei mai di esporre i miei figli all'attenzione del web, mettendoli in diretta connessione con gradi e qualifiche per i quali (almeno quelle di maresciallo) sono sotto indagine”.