Il tesoro svenduto di Banca Etruria. Nuovo capitolo nell’inchiesta sul dissesto
I magistrati vogliono fare luce su palazzi svenduti e su finte consulenze

Ci sarebbe un nuovo capitolo nell’inchiesta sul dissesto di Banca Etruria. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, i magistrati vogliono fare luce su palazzi svenduti (ritenuti gioielli preziosi rispetto alla stabilità patrimoniale) e poi ricomprati o affittati a prezzi altissimi. Iniziative che avrebbero contribuito a svuotare le casse della banca. Si dimostrerebbe, come già denunciato nella relazione di Bankitalia che disponeva il commissariamento del Cda (guidato dal presidente Lorenzo Rosi e dai due vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena), che “non è stato adeguatamente promosso lo sviluppo delle attività di controllo” e che esistono “profili di anomalia” per la cessione degli stabili.
Gli stabili al centro dell'inchiesta – Secondo gli ispettori di Bankitalia, nell’ottobre del 2013, precisa il Corriere, “viene conclusa un’operazione da 29 milioni di euro con la quale Etruria delibera la riacquisizione degli immobili di Firenze dove sono ubicate la Direzione generale e le filiali 1 e 2 della “controllata” Banca Federico Del Vecchio a cui detti cespiti sono stati concessi in leasing immobiliare”. Ma secondo i funzionari, sarebbero “scarne le motivazioni a supporto dell’opportunità del riacquisto, incentrate sui “risparmi” a livello di gruppo (quantificati in tre milioni di euro) che sarebbero stati conseguiti con il leasing rispetto al canone di locazione”.
La dismissione del Palazzo della Fonte - La relazione di Bankitalia sulla terza ispezione effettuata tra il 14 novembre 2014 e il 27 febbraio 2015 denuncia “la mancata messa a reddito di tutte le porzioni di Palazzo della Fonte, recentemente ristrutturato. L’immobile - come risulta da un verbale del Cda del 24 aprile 2014 - è stato invece concesso in comodato d’uso gratuito trentennale alla “Fondazione Ivan Bruschi”, di cui Banca Etruria è amministratore unico dal 22 gennaio 1997 - prevedendo anche l’accollo di tutte le spese ordinarie e straordinarie”.
Finte consulenze - Ma gli inquirenti dovranno anche fare luce su possibili finte consulenze e, subito dopo le feste, potrebbero esserci nuovi indagati nelle 2 inchieste: quello di Arezzo sulla situazione patrimoniale e quello di Civitavecchia sulla vendita delle obbligazioni ai piccoli risparmiatori. Sotto la lente della finanza gli incarichi esterni affidati a professionisti che potrebbero essere stati una sorta di prestanome di chi governava l’istituto di credito. Al magistrato- scrive il Corriere- è stata consegnata l’analisi del “Servizio Program e cost management” compilata a gennaio scorso sulle consulenze assegnate nel 2014 “in particolare quella strategica affidata alla società “Bain” per un milione e centomila euro e quella per il supporto delle attività commerciali e culturali della Direzione generale concessa alla “mosaico” per 235 mila euro”.