Salvare la vita di migliaia di bambini senza ripetere gli errori del passato

Salvare la vita di migliaia di bambini senza ripetere gli errori del passato
di Ufficio Stampa - Ai.Bi

Il rischio è che il peggio debba ancora arrivare. Gli effetti del catastrofico terremoto che sabato 25 aprile ha sconvolto il Nepal potrebbero farsi sentire anche molto dopo la fine dello sciame sismico che a distanza di giorni dalla prima devastante scossa sta facendo ancora tremare il Paese. Come quasi sempre accade quando una calamità naturale di questa portata colpisce una zona povera del mondo, il periodo che segue la catastrofe è non meno drammatico. Quando i cadaveri si contano a migliaia e gran parte della popolazione rimane senza casa, senza cibo, senza medicinali e senza cure igieniche, il disastro si può protrarre per settimane, a volte mesi. La paura maggiore, passato il terremoto, è quello delle epidemie.

L’urgenza fondamentale, adesso, è quella di mettere in sicurezza i più piccoli. Si calcola infatti che siano addirittura 2 milioni i bambini a rischio fame, disidratazione, malattia. Molti di loro sono ormai costretti a vivere separati dalle proprie famiglie e questo li rende ancora più vulnerabili.
Un’emergenza nell’emergenza, quindi, che si deve risolvere in fretta e adottando la strategia giusta. Non si possono commettere infatti gli errori commessi in passato. È ancora tragicamente fresco il ricordo di quanto avvenne ad Haiti, subito dopo il terremoto che devastò l’isola caraibica nel gennaio 2010, provocando decine di migliaia di vittime. In quell’occasione non ci si attivò per portare via i più piccoli da quell’inferno. Il risultato fu drammatico: 30mila bambini morti causa di un’epidemia di colera scoppiata come conseguenza indiretta del sisma.
Bisogna rendersi conto che è impossibile aiutare nel loro Paese semidistrutto tutti i 2 milioni di minori nepalesi a rischio.

Per questo Amici dei Bambini ha deciso di mettere il moto il meccanismo che conosce meglio: l’accoglienza familiare.

Tre le modalità con cui verrà promosso questo intervento.
1. Affido interfamiliare in Nepal. Innanzitutto sarà offerta alle famiglie italiane la possibilità di sostenere economicamente quelle famiglie nepalesi che si renderanno disponibili ad accogliere in casa propria un’altra famiglia che ha perso tutto, o un nucleo mamma – bambino o un minore solo. Non tutto il Nepal infatti è distrutto: molti edifici sono rimasti in piedi e la generosità della popolazione locale non manca. Ciò che manca sono le risorse che potrebbero permettere alle famiglie di un Paese povero come quello asiatico di ospitarne un’altra, una delle migliaia ridotte a dormire in strada. Ed è qui che risulterebbe fondamentale il sostegno italiano.

2. Affido internazionale. Il Progetto prevede di collocare un bambino nepalese in condizioni di salute precarie o per essere sottoposto a cure sanitarie presso una coppia affidataria italiana per il tempo strettamente necessario, finché la fase più drammatica dell’emergenza sarà passata o la guarigione conseguita. Il principio sarebbe dunque lo stesso alla base delle cosiddette “vacanze terapeutiche”, durante le quali le famiglie italiane aprono le porte per alcune settimane ai bambini in condizioni di salute precarie. Considerato il carattere di emergenza di questo intervento, l’accoglienza di un minore nepalese sarà riservato a famiglie italiane che hanno già sperimentato l’accoglienza di minori, quindi famiglie adottive o affidatarie, comprese quelle già disponibili per le vacanze terapeutiche )

3. L’accoglienza umanitaria, ovvero la possibilità di ospitare per qualche tempo in casa propria , qui in Italia, una mamma nepalese con il suo bambino.
In particolare per queste ultime due modalità di intervento, Ai.Bi. può mettere a disposizione quasi 5mila famiglie: 3.200 adottive e 1.500 affidatarie. Ma ovviamente è necessaria la disponibilità di molte più famiglie per poter fare fronte a un’emergenza così grave, con priorità accordata alle coppie che hanno già avuto esperienza di accoglienza. Ai.Bi., inoltre, offrirà la sua struttura di Casa Mosè, a Messina, fino a qualche mese fa utilizzata per accogliere i minori stranieri non accompagnati che sbarcavano sulle coste italiane.

A gestire tutte le tipologie di intervento per il collocamento in sicurezza dei bambini nepalesi dovrebbero essere quelle Ong operative in Nepal, con esperienza nell’accoglienza dei minori, a garanzia che gli errori del passato non verranno più ripetuti e che migliaia di piccoli nepalesi non dovranno soffrire oltre la tragedia che li ha già colpiti.

Ai.Bi. ha istituito uno speciale numero verde per tutti coloro che volessero effettuare donazioni a favore della popolazione colpita dal terremoto o che intendessero offrire la propria disponibilità all’accoglienza di un bambino o di un nucleo mamma-figlio nepalesi: 800 224455. Per saperne di più, visita la pagina dedicata.