La normalità è ancora lontana in Nepal

La normalità è ancora lontana in Nepal
di WFP - Programma Alimentare Mondiale

Le famiglie sono accampate in tende di fortuna mentre molti cercano di lasciare la città per tornare nei villaggi d'origine. Il racconto di una nostra operatrice in Nepal.

Per le famiglie che dormono ancora sotto le tende degli accampamenti a Katmandu, capitale del Nepal, la vita è ancora lungi dal ritornare alla normalità. Molte famiglie hanno perso le proprie case, perciò, anche se le scosse sono cessate, per il momento non hanno un posto dove tornare.

Mentre il WFP lavora senza sosta per consegnare cibo in altri distretti del paese gravemente colpiti, a cinque giorni dal terremoto che ha scosso il Nepal Zoie Jones, operatrice del WFP ci aggiorna sugli ultimi sviluppi sul campo.

Molti non hanno più una casa
All’aeroporto internazionale di Katmandu, la maggior parte degli arrivi è composto da squadre di ricerca e soccorso provenienti da tutto il mondo che portano con sé uniformi e maschere protettive. Alcune si portano dietro cani da soccorso, ma essendo passati sei giorni dal disastro, è evidente che li useranno con tutta probabilità per cercare di trovare corpi oramai senza vita.

A Katmandu, la vita sembrava, mercoledì (ndr. ieri) quasi tornata alla normalità, dopo la prima notte senza forti scosse di assestamento. Alcuni supermercati hanno riaperto e le strade erano di nuovo tornate nel caos rumoroso del traffico di scooter e autobus.

Ma, per le famiglie che dormono ancora in tende di fortuna in città, la vita non è di certo tornata alla normalità. Molte famiglie hanno perso le proprie case, perciò- anche se le scosse sono cessate- per il momento non hanno un posto dove tornare.

“Dormiamo nel parco dallo scorso sabato”, racconta Babu Bhujel, ventotto anni. Era nel suo appartamento con sua moglie e sua figlia di due anni quando il terremoto ha colpito. “Mi prendo cura della mia famiglia con i miei risparmi, ma è sempre più difficile sopravvivere, perchè i prezzi sono aumentati”.

Babu e la sua famiglia sono tra le persone, oltre un milione, che si stima abbiano bisogno di cibo.

Davanti ad un’altra tenda, una donna si lava i capelli in un secchio, come meglio può. Accanto a lei, una bambina gioca in uno scatolone vuoto mentre suo fratello e i suoi amici fanno la lotta e ridacchiano nelle vicinanze.

“Il terremoto ha distrutto la mia casa, ma fortunatamente siamo ancora vivi”, dice Ram Kumari Shrestha, 32 anni, originario del distretto di Okhaldhunga. La donna è accampata a Katmandu con i suoi due bambini e suo marito da sabato, quando il loro appartamento è stato distrutto dalla scossa. “La tenda è strappata e abbiamo freddo. Non sappiamo quanto tempo dovremo rimanere per strada”. La famiglia vorrebbe ritornare nel proprio villaggio d’origine, ma i prezzi dei biglietti dell’autobus, così come la richiesta di essi, è schizzata alle stelle dal giorno del terremoto.

Le persone in attesa che gli autobus arrivino per riportarle a casa formano file lunghe più di un chilometro, serpeggianti lungo un’ampia strada della capitale.

Il WFP e il suo staff di 136 persone in Nepal sta lavorando assieme alle squadre di risposta alle emergenze e agli esperti di logistica venuti da altri paesi per potenziare le operazioni di soccorso.

Raggiungere I sopravvissuti con cibo salva vita e materiale umanitario

Nonostante le forti piogge, le incerte comunicazioni e l’inaccessibilità delle strade, il WFP è riuscito a portare a termine le distribuzioni di cibo Gumda, nel distretto di Gorkha, mercoledì 29 aprile. Il WFP sta lavorando alacremente, in forza del suo mandato nel settore della logistica, per garantire che tutti i materiali di soccorso, non solo cibo, arrivino nel paese e siano distribuiti, grazie ai partner sul campo, a coloro che ne hanno bisogno il più velocemente possibile.