Creato in laboratorio un topo con il DNA del mammut: è il primo passo per riportare in vita animali estinti
Il roditore, grazie a modifiche genetiche mirate, ha un manto simile a quello del mammut lanoso. Un passo avanti nella de-estinzione o un’operazione senza reale utilità scientifica?
Un gruppo di ricercatori della Colossal Biosciences ha ingegnerizzato geneticamente un topo così da fargli sviluppare una pelliccia simile a quella del mammut lanoso. Il roditore, risultato di una serie di modifiche mirate al DNA, presenta un manto folto, ondulato e di colore dorato. L’azienda è nota per i suoi ambiziosi progetti di de-estinzione, con l’obiettivo di riportare in vita specie scomparse come il mammut, il dodo e la tigre della Tasmania. Creare un topo con caratteristiche simili a quelle di un mammut rappresenta un banco di prova per testare l’efficacia dell’editing genetico prima di applicarlo su animali più complessi.
Come è stato modificato il DNA del topo
Per ottenere questa particolare caratteristica, gli scienziati hanno analizzato il DNA di 121 mammut ed elefanti, individuando le differenze genetiche principali tra le due specie. In particolare, si sono concentrati sui geni responsabili della lunghezza e struttura del pelo, del metabolismo lipidico e della produzione di melanina.
Utilizzando tecniche avanzate di editing genetico, il team ha effettuato otto modifiche simultanee al DNA del topo, intervenendo su sette geni. Alcune alterazioni hanno aumentato la lunghezza del pelo, altre lo hanno reso più spesso e riccio. Un’ulteriore modifica nel gene della melanina ha conferito alla pelliccia del roditore una tonalità dorata, invece del consueto colore scuro.
Un esperimento affascinante, ma non rivoluzionario
L’esperimento ha dimostrato che è possibile trasferire tratti genetici di specie estinte in organismi moderni, ma la portata della scoperta è oggetto di discussione.
“Questa è una prova di principio entusiasmante”, ha dichiarato Tom Gilbert, genetista evoluzionista dell’Università di Copenaghen e consulente del progetto. Tuttavia, altri esperti ritengono che i risultati non siano così innovativi come sembra.
Secondo Louise Johnson, biologa evoluzionista dell’Università di Reading, “i ricercatori hanno orientato il genoma del topo verso quello del mammut, ma solo alcune mutazioni lo avvicinano realmente ai geni di quest’ultimo”. Per Henry Greely, bioeticista di Stanford, il topo lanoso ha il “fattore tenerezza”, ma manca di una reale svolta scientifica.
Il mammut è più vicino al ritorno?
Colossal Biosciences ha dichiarato che il vero obiettivo è modificare geneticamente gli elefanti asiatici, i parenti più prossimi del mammut, per ricreare una specie simile a quella estinta migliaia di anni fa. Tuttavia, l’allevamento e lo studio degli elefanti in laboratorio sono estremamente complessi e costosi.
Per questo motivo, i topi rappresentano un primo passo: sono animali più facili da gestire, si riproducono rapidamente e il loro DNA può essere modificato con maggiore semplicità. L’azienda considera il “topo lanoso” un tassello fondamentale verso il primo mammut geneticamente modificato, la cui nascita è prevista per il 2028.
Critiche e dubbi sulla de-estinzione
Il progetto di riportare in vita specie estinte affascina molti, ma solleva anche importanti interrogativi etici ed ecologici. Alcuni esperti mettono in discussione la reale utilità della de-estinzione e i possibili rischi di alterare gli ecosistemi attuali.
Secondo Tom Gilbert, l’idea che i mammut possano contribuire a migliorare l’ambiente non è supportata da prove concrete. “L’idea che il ritorno del mammut possa aiutare gli ecosistemi moderni è completamente infondata”, ha dichiarato.
Ancora più critico Douglas McCauley, ecologo dell’Università della California, che avverte: “Senza uno scopo chiaro, stiamo solo creando mostri in laboratorio”. Le preoccupazioni riguardano anche le risorse economiche, che potrebbero essere distolte dalla conservazione delle specie a rischio attuali per finanziare progetti di de-estinzione.
Il prossimo test: la resistenza al freddo
Nonostante le critiche, Colossal Biosciences continua a portare avanti la sua ricerca. Il passo successivo sarà verificare se il topo geneticamente modificato ha sviluppato una maggiore resistenza al freddo, un aspetto fondamentale per il progetto mammut.
Secondo il CEO Benjamin Lamm, questo piccolo animale fornisce “indicazioni preziose sulle modifiche genetiche necessarie per riportare in vita il mammut”. Se i test confermeranno che le modifiche genetiche migliorano la capacità di sopravvivenza alle basse temperature, il progetto potrebbe procedere verso esperimenti su specie più grandi.
In tanti, ricercatori e scienziati compresi, si domandano se il lavoro vada considerato un trionfo della biotecnologia o a un semplice esperimento che potrebbe però avere conseguenze impreviste.
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