Ecco la “ragnatela cosmica”, le prime immagini svelano l’Universo primordiale
Grazie al telescopio VLT, ottenute le prime immagini dettagliate di un filamento cosmico che collega due galassie in formazione

Un team di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), ha ottenuto per la prima volta immagini ad alta definizione della "ragnatela cosmica", la struttura invisibile che connette le galassie nell’universo. La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa Nature Astronomy, è stata resa possibile grazie al Multi-Unit Spectroscopic Explorer (MUSE), uno spettrografo installato sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO in Cile. Questo risultato apre nuove prospettive nello studio della materia oscura e della formazione galattica.
La materia oscura e la rete cosmica: l’ossatura dell’universo
Secondo la cosmologia moderna, circa il 90% della materia dell’universo è invisibile, composta da quella che viene definita materia oscura. "Sotto l’effetto della gravità, questa materia forma una rete intricata di filamenti, all’intersezione dei quali nascono le galassie più luminose", spiega Michele Fumagalli, coordinatore dello studio. Questo reticolo invisibile alimenta la formazione stellare, fornendo il gas necessario alla nascita di nuove stelle.
Un’impresa scientifica senza precedenti grazie a MUSE
Osservare direttamente la ragnatela cosmica è sempre stato un compito difficile. "Il gas presente in questi filamenti è talmente rarefatto da emettere un bagliore debolissimo, impossibile da rilevare con strumenti tradizionali", commenta Matteo Fossati, co-autore della ricerca. Grazie alla sensibilità eccezionale di MUSE, il team ha potuto catturare dettagli mai osservati prima, rivelando un filamento cosmico esteso per tre milioni di anni luce, che connette due galassie con buchi neri supermassicci.
Una luce di 12 miliardi di anni fa che racconta il passato dell’universo
L’osservazione di questa ragnatela cosmica fornisce uno sguardo unico sul passato. "Abbiamo catturato la luce di questo filamento, che ha viaggiato per circa 12 miliardi di anni prima di arrivare sulla Terra", spiega Davide Tornotti, primo autore dello studio. Questi dati permettono di tracciare i confini tra il gas diffuso e quello contenuto nelle galassie, un passo fondamentale per comprendere meglio la formazione delle strutture cosmiche.
Le simulazioni cosmologiche confermano la teoria della materia oscura
Il team ha confrontato le osservazioni con simulazioni numeriche dell’universo. Valentina D’Odorico, ricercatrice INAF, ha evidenziato come "le previsioni teoriche combaciano perfettamente con i nuovi dati". Questo risultato rafforza il modello della materia oscura fredda, secondo il quale le galassie si formano nelle regioni di maggiore densità della rete cosmica, attratte dalla gravità.
Un traguardo che apre nuove prospettive per la ricerca cosmologica
Questa scoperta rappresenta un punto di svolta per la cosmologia. "Quando quasi dieci anni fa Michele Fumagalli mi propose di partecipare a queste osservazioni, accettai con entusiasmo", racconta D’Odorico. Il prossimo obiettivo sarà espandere le osservazioni a regioni ancora più vaste del cielo, per tracciare con maggiore precisione la rete cosmica e il suo impatto sulla nascita delle galassie.
Fonte:
Nature Astronomy