Possibile trasferire memoria e coscienza di un uomo in un computer, ma il processo causa la morte
L’invecchiamento del corpo sembra esser ancora inevitabile. Una società californiana dichiara tuttavia di esser in grado di offrire una sorta di vita eterna… E’ sufficiente fare un backup dei dati contenuti nel cervello per poi impiantarli, in futuro, nel corpo di un robot
Il sogno di una vita oltre i limiti imposti dalla biologia sembra affascinare e assillare milioni di persone in tutto il mondo. La morte spaventa e chi ha disponibilità di ingenti capitali cerca sempre una via di fuga dall’inevitabile morte. Una soluzione al problema tuttavia esiste, o così almeno sostiene la società californiana Nectome che di recente ha annunciato di aver sviluppato una tecnologia che consente di preservare i cervelli dei clienti fino al momento in cui l’umanità avrà a sua volta compreso come trasferire le informazioni in essi contenute su un computer o su un robot.
Come un backup
Il connettoma, la struttura delle connessioni neurali all’interno del cervello, potrà in futuro esser analizzato e scaricato, allo stesso modo di un file oggi archiviato nel disco rigido di un computer. Tale struttura, evidenziano dalla Nectome, contiene non solo i ricordi ma anche “l’anima” di un individuo. Conservando adeguatamente il cervello si potrà posticipare il momento del trapasso: sarà come esser addormentati. Quando ci si potrà svegliare? Questa sembra esser una di quelle domande ancora senza risposta. La tecnologia odierna non permette backup così complessi.
Effetto collaterale: il processo causa la morte
La Nectome, pertanto, si limiterà a conservare i cervelli: ai posteri l’onere di estrarre i dati e installarli come software su computer o robot. Il servizio, apparentemente interessante presenta soltanto un piccolo effetto collaterale. Per esser riutilizzabili i ricordi devono esser conservati quando il cervello è “vivo”. Ad ammettere il problema è lo stesso co-fondatore della compagnia, Robert McIntyrehe: “Il servizio è 100 per cento fatale”. Per preservare il connettoma, il cervello deve essere irrorato con un cocktail di prodotti chimici imbalsamanti, quando è ancora fresco. Al momento la Nectome è riuscita a usare la sua controversa tecnica soltanto su un maiale, non consenziente. Secondo gli scienziati californiani il connettoma della “fortunata” (sfortunatissima) cavia è conservato perfettamente, tanto che ogni sinapsi potrebbe esser vista con un microscopio elettronico.
Già molte le persone interessate al servizio
Nonostante i palesi rischi tante persone hanno contattato l’azienda per avere informazioni sul processo. Diversi, dato che il servizio per il momento non è ancora disponibile, hanno persino chiesto di esser inseriti in una lista d’attesa. “Se il cervello è morto - ha commentato Ken Hayworth, neuroscienziato e presidente della Brain Preservation Foundation - è come se il computer fosse spento, ma questo non significa che l’informazione non sia presente. Personalmente, se fossi di fronte a una malattia terminale, probabilmente, sceglierei l’eutanasia con questo metodo”.
Comunità scientifica si spacca
Inutile dire che l’idea ha ricevuto anche delle pesanti critiche. Alcuni neuroscienziati considerano l’idea una banale trovata commerciale, che sfrutta l’ossessione dei ricchi per la propria condizione di mortali. Altri si limitano invece a classificare la procedura come irrealizzabile. “La memoria completa di una persona non può essere ricostruita da una serie di micrografie elettroniche – spiega Sam Gershman, neuroscienziato computazionale della Harvard University -. È necessario conoscere i punti di forza sinaptici, se sono eccitatori / inibitori, varie costanti di tempo, quali neuromodulatori sono presenti, lo stato dinamico delle spine dendritiche. E tutto ciò sempre che i ricordi vengano veramente archiviati nelle sinapsi”.