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Sull’Italia polveri radioattive provenienti dal deserto del Sahara: scoperta l’origine

Gli isotopi, rilevati nel 2022, sono stati analizzati ma l’origine francese viene smentita: le polveri risalgono ai test nucleari di USA e URSS degli anni ‘50 e ‘60

Roberto Zoncadi R.Z.   
Foto Shutterstock
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Nel marzo 2022, una violenta tempesta di sabbia ha sollevato polveri dal deserto del Sahara, trasportandole fino all’Italia e persino nel cuore dell’Europa. Questo evento atmosferico, apparentemente comune, ha rivelato un dettaglio inquietante: le particelle contenevano tracce di radioattività. La scoperta iniziale ha portato a ipotizzare un legame con i test nucleari condotti nel deserto algerino negli anni ’60, ma un’analisi approfondita ha smentito questa teoria. I dati isotopici suggeriscono che l'origine della contaminazione sia molto più remota nel tempo e nello spazio.

L'eredità invisibile delle esplosioni nucleari

Durante la Guerra Fredda, Stati Uniti e Unione Sovietica hanno condotto centinaia di test atomici, liberando nell’atmosfera terrestre enormi quantità di particelle radioattive. Molte di queste sono rimaste sospese nella stratosfera per decenni, viaggiando ben oltre i luoghi delle detonazioni. Il deserto del Sahara, a causa delle sue condizioni climatiche, si è trasformato in un serbatoio naturale di questi residui invisibili. Quando i venti sahariani si sono sollevati nel 2022, hanno riportato in circolo queste particelle, depositandole su vaste aree d'Europa.

L’analisi delle polveri: il dettaglio che ha cambiato tutto

Gli scienziati hanno esaminato 53 campioni di polveri depositate su diverse regioni europee. Le analisi hanno confermato la presenza di isotopi radioattivi, ma la loro "firma" isotopica non coincideva con quella dei test francesi in Algeria. In particolare, i livelli di plutonio erano significativamente diversi: troppo bassi per essere attribuiti ai test nucleari francesi, ma perfettamente compatibili con quelli delle esplosioni americane e sovietiche degli anni ’50 e ’60.

Un viaggio lungo sessant’anni: il ciclo nascosto delle particelle

Le particelle radioattive non scompaiono nel nulla. Una volta disperse nell’atmosfera, possono rimanere sospese per anni, accumularsi in ecosistemi remoti e poi essere rimesse in circolo da eventi atmosferici estremi. Il Sahara, con le sue caratteristiche geologiche e climatiche, è un perfetto esempio di questo fenomeno. Ciò che oggi ricade sull’Europa è il risultato di test nucleari avvenuti a migliaia di chilometri di distanza e oltre mezzo secolo fa.

Quanto è pericolosa questa radioattività?

Le tracce di plutonio e altri isotopi rilevate nelle polveri non rappresentano un rischio immediato per la salute, almeno secondo gli standard di sicurezza europei. Tuttavia, la loro presenza evidenzia come l’impatto dell’energia nucleare sia globale e di lunghissima durata. La scoperta non solleva solo preoccupazioni scientifiche, ma anche questioni ambientali e politiche sulla gestione dell’eredità nucleare del passato.

Fonte:
Science Advances

Roberto Zoncadi R.Z.   
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