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Una nuova arma contro il melanoma, scoperto farmaco che ne riduce la diffusione del 90%

Si attende la sperimentazione sull’uomo ma i risultati ottenuti fino a questo momento fanno ben sperare. I medicinali in grado di bloccare questo tumore sono pochissimi

Roberto Zoncadi R.Z.   
Una nuova arma contro il melanoma, scoperto farmaco che ne riduce la diffusione del 90%

Un team di scienziati della Michigan State University ha annunciato, attraverso un articolo pubblicato sulle pagine della rivista scientifica Molecular Cancer Therapeutics, di aver scoperto un nuovo e potente farmaco in grado di ridurre fino al 90 per cento la diffusione delle cellule del melanoma. Questo specifico tumore, spiega il responsabile dello studio, il dottor Richard Neubig, professore di farmacologia - possono “inviare piccole vescicole che contengono molecole di microRNA. Molecole che, come ormai è noto da tempo, hanno a loro volta la capacità di modificare l’espressione di alcuni geni, alterando quindi il funzionamento delle cellule. Arrivati nel derma, i microRNA inducono cambiamenti morfologici nel tessuto, preparandolo a ricevere e trasportare le cellule tumorali”. La diffusione della malattia viene causata proprio dall’attività di questi geni.

Il composto scoperto può spegnere questo processo di trascrizione

I ricercatori sono riusciti però a fermare questo processo, rallentando, in maniera importante, la diffusione della malattia. Ad oggi sono pochissimi i farmaci disponibili sul mercato in grado di ottenere risultati simili. “E’ stata una sfida sviluppare piccole molecole in grado di bloccare l’attività dei geni che funziona come un meccanismo di segnalazione noto per essere importante nella progressione del melanoma - ha commentato Neubig -. Il nostro composto chimico è in realtà lo stesso che abbiamo individuato per trattare la sclerodermia e ora abbiamo scoperto che funziona in modo efficace anche su questo tipo di cancro”.

In Italia 10mila casi l'anno

La sclerodermia è una malattia cronica di tipo autoimmune (il sistema immunitario del malato attacca i suoi stessi tessuti). A causa di un'abnorme attività di fibrosi, combinata a un malfunzionamento del microcircolo periferico, la sclerodermia causa appunto l'ispessimento della pelle. Nei casi più gravi lo stesso meccanismo si estende ai tessuti di organi interni quali polmoni, apparato digerente e - meno frequentemente - cuore e reni (sclerosi sistemica progressiva). A livello mondiale si stima che, nell’ultimo decennio, il melanoma cutaneo abbia raggiunto i 100mila nuovi casi l’anno: un aumento di circa il 15% rispetto al decennio precedente. Il melanoma cutaneo è, in particolare, decine di volte più frequente nei soggetti di ceppo europeo rispetto alle altre etnie. I tassi di incidenza più elevati si riscontrano infatti nelle aree molto soleggiate e abitate da popolazioni di ceppo nordeuropeo, con la pelle particolarmente chiara. In Italia la stima dei melanomi, e dei decessi ad essi attribuiti, è tuttora approssimativa: si aggira attorno ai 10 mila casi l’anno.

La forma più pericolosa di tumore della pelle

“Il melanoma è la forma più pericolosa di tumore della pelle, con circa 76.000 nuovi casi l’anno negli Stati Uniti”, ha detto Appleton. “Una ragione per cui la malattia è fatale è che può diffondersi in tutto il corpo molto rapidamente e attaccare organi distanti come il cervello e polmoni”. Attraverso la loro ricerca, Neubig e Appleton, insieme ai loro collaboratori, hanno dimostrato che il composto individuato è in grado di bloccare le proteine, note come fattori di trascrizione myocardin correlate o MRTFs, impedendo il processo di trascrizione nelle cellule di melanoma. Queste proteine di attivazione sono inizialmente accese da un’altra proteina chiamata RhoC, o Ras omologia C, che si trova in una via di segnalazione che può portare il melanoma a diffondersi aggressivamente nel corpo.

Individuata la proteina di segnalazione MRTF

Il composto ha ridotto la migrazione delle cellule di melanoma dall’85 al 90 per cento. Il team ha anche scoperto che il farmaco ha notevolmente ridotto i tumori nei polmoni dei topi che erano stati iniettati con cellule di melanoma umano. “Abbiamo utilizzato cellule di melanoma per lo screening dei nostri inibitori chimici - ha spiegato Neubig -. Questo ci ha permesso di trovare composti che possono bloccare in qualsiasi punto questo lungo percorso RhoC”. Bloccare il processo ha inoltre permesso ai ricercatori di trovare la proteina di segnalazione MRTF, un nuovo interessantissimo obiettivo. Secondo Appleton, capire quali pazienti hanno questo percorso attivato è un prossimo passo importante per determinare quali pazienti potrebbero trarre i maggiori benefici dal nuovo composto. “L’effetto dei nostri composti sulla disattivazione di questa crescita delle cellule del melanoma e sulla progressione del cancro è molto più forte quando il percorso è attivo - ha detto Appleton -. Possiamo considerare l’attivazione delle proteine MRTF come biomarker per determinare il rischio, in particolare dei pazienti in stadio precoce del melanoma”.

Diagnosi precoce permette di salvare il 98 per cento dei pazienti

Secondo Neubig, se la malattia è diagnosticata in tempo, la probabilità di morte è solo del 2 per cento, mentre se è diagnosticata in ritardo, questa cifra sale all’ 84 per cento. “La maggior parte delle persone non muoiono a causa del melanoma, ma a causa della sua diffusione”, ha detto il ricercatore. “I nostri composti possono bloccare la migrazione del cancro e potenzialmente aumentare la sopravvivenza del paziente”.

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