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Portata via dalle spiagge e dai fiumi, nel mondo è razzia di sabbia: il drammatico rapporto dell’Onu

Dopo l'acqua, la sabbia e la ghiaia, sono la seconda risorsa più sfruttata del pianeta

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Portata via dalle spiagge e dai fiumi, nel mondo è razzia di sabbia: il drammatico rapporto dell’Onu

Se ne parla ormai da anni, ma il problema non è mai stato risolto. L’uomo sta esaurendo le risorse del Pianeta e, tra queste, ce ne sono due a cui non diamo il giusto valore. Non parliamo dell’acqua, indispensabile per la vita, ma della sabbia e della ghiaia. La domanda globale di queste risorse, evidenzia un rapporto dell’Onu, è in continuo aumento. A seguito dell’accresciuta urbanizzazione consumiamo ogni anno, tra i 40 e i 50 miliardi di tonnellate di sabbia e ghiaia. Si tratta di una quantità impressionante, precisa il documento, che va ad aumentare di anno in anno del 5,5 per cento.

rapporto

Sabbia e ghiaia sono la seconda risorsa più sfruttata

Per far fronte alle richieste si stanno depredando spiagge e fiumi, incuranti dei gravissimi danni che si vanno a cagionare all’ambiente. Il rapporto, dal titolo “Sabbia e sviluppo durevole. Nuove soluzioni per le risorse ambientali mondiali”, mostra come i modelli di consumo sono totalmente insostenibili, e hanno triplicato la domanda di sabbia in pochi decenni. L'estrazione della sabbia, la seconda risorsa più sfruttata del pianeta dopo l'acqua, ha ridotto l'apporto di sedimenti fluviali a molte zone costiere, con conseguente riduzione del deposito nei delta dei fiumi e accelerazione dell'erosione delle spiagge. ''Noi spendiamo il nostro 'budget' di sabbia molto più velocemente di quanto si possa ricreare - ha sottolineato la direttrice esecutiva del programma Onu per l'ambiente, Joyce Msuya, commentando il rapporto -. Migliorando la governance delle risorse mondiali di sabbia, possiamo gestire meglio questa materia essenziale in modo sostenibile, dimostrando che le infrastrutture e la natura possono convivere''.

Regole locali non bastano

La mancanza di una regolamentazione uniforme - l'estrazione di sabbia viene infatti regolamentata a livello locale e non beneficia delle stesse regole in tutte le parti del mondo - porta a gravi problemi per l’ambiente, ma ha anche implicazioni sociali. Per alcuni, sabbia e ghiaia, sono come il nuovo petrolio, e da anni ci sarebbe infatti una vera e propria corsa all’accaparramento delle licenze di sfruttamento. Ogni anno vengono prelevati dai fondali marini qualcosa come 40 miliardi di tonnellate di sabbia. Il 9 per cento più del petrolio estratto nel medesimo lasso di tempo: viene utilizzata nell’industria del vetro, per la produzione dei pannelli solari e fotovoltaici, ma anche per i chip.

Un business senza controllo

La sfuggente sabbia viene utilizzata anche nel settore dell’estrazione. Per ogni singolo giacimento vengono usati mediamente 1800 tonnellate di sabbia per il cosiddetto fracking, tecnica della fratturazione idraulica che consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas. E il settore delle costruzioni? Per una abitazione di medie dimensioni sono necessarie 200 tonnellate di sabbia, per una struttura ospedaliera ne servono 3mila mentre per un singolo chilometro di autostrada ne servono ben 30mila tonnellate.

Occhi puntati sulla Cina

Il primo responsabile dell’ormai imminente disastro ambientale è la Cina che da sola, negli ultimi anni, ha estratto e usato il 60 per cento di tutta la sabbia consumata nel pianeta. Soltanto dal lago di Poyang, la più grande miniera del pianeta, Pechino estrae quotidianamente qualcosa come 980mila tonnellate di sabbia, e lo fa con un ritmo costante, anno dopo anno. Il dato appare ancor più inquietante se si pensa che una quantità simile è stata consumata dagli Stati Uniti dal 1901 al 2000. E poi ci sono Dubai, che si serve della sabbia per costruire le sue isole artificiali; Singapore, che a seguito della crescita esponenziale della popolazione ha la necessità di espandere i propri territori e tanti altri Paesi che in maniera spesso non controllata attingono a mercati spesso clandestini.

Le mafie della sabbia speculano e incassano milioni di euro

Il mercato nero, ogni anno, ruba miliardi di sabbia in tutto il mondo. Ma il costo di questo “mercato” è anche di tipo ambientale. Le spiagge e i fondali marini saranno presto prive di granelli. Un problema che non toccherà da vicino soltanto i vacanzieri ma anche il settore agricolo, la perdita della barriera naturale causerà infatti l’impoverimento dei terreni, facilmente raggiungibili dall’acqua salmastra, e il mercato ittico: molte specie saranno inevitabilmente condannate a morte. Le alternative già esistono. Dove possibile sarebbe auspicabile l’utilizzo di calcestruzzo o vetro riciclato, ma anche quello dell’argilla e della terra battuta. Se l’uomo continuerà a servirsene con i ritmi attuali, già entro il 2100, le spiagge saranno soltanto uno sfumato ricordo, da tramandare alle future generazioni tramite nostalgiche foto o video. Il rapporto sottolinea che per rispondere alle esigenze di sabbia e ghiaia di un mondo con 10 miliardi di abitanti senza nuocere all'ambiente servirà una politica, una pianificazione una regolamentazione e una gestione efficace.

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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