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Scoperto il modo di invertire i processi dell’invecchiamento

La nuova tecnica, sperimentata con successo sui topi, consente di cancellare i segni del tempo e allunga la vita del 30 per cento

Roberto Zoncadi R.Z.   

Vivere più a lungo e senza che il corpo venga segnato dai classici segni dell’invecchiamento. Un sogno che l’uomo insegue da secoli e che ora, grazie al lavoro di un’equipe di scienziati del Salk Institute, sembra esser più vicino che mai. Gli scienziati, coordinati dal professor Juan Carlos Izpisua Belmonte, sostengono di poter donare a tutti una nuova giovinezza. Addio ai capelli grigi, pertanto, come anche alle antiestetiche rughe. I ricercatori hanno scoperto che l’espressione intermittente di geni normalmente associati ad uno stato embrionale può invertire i segni distintivi dell’invecchiamento.

Per i topi una vita più lunga del 30 per cento

L’equipe, sebbene abbia ammesso che il lavoro sia ben lontano dall’esser ultimato, è riuscita ad indurre le cellule della pelle umana - poste in una piastra di Petri - a ringiovanire. In un secondo esperimento è riuscita poi a restituire la giovinezza ad alcuni topi, allungandola di quasi il 30 per cento. Lo studio permette di comprendere meglio i driver cellulari dell’invecchiamento ed i possibili approcci terapeutici per migliorare la salute umana e la longevità. “Il nostro studio - spiega Belmonte su un articolo pubblicato sulle pagine della rivista scientifica Cell - dimostra che l’invecchiamento non può procedere in una sola direzione. L’invecchiamento ha una sua plasticità e, con un’attenta modulazione, potrebbe essere invertito”.

Evitato il rischio di sviluppare malattie come il cancro

Dato che le persone nelle società moderna vivono più a lungo il rischio di sviluppare malattie legate all’età è aumentato. In realtà, i dati mostrano che il più grande fattore di rischio per le malattie cardiache, il cancro e le malattie neurodegenerative è semplicemente l’età. Un indizio per arrestare o invertire l’invecchiamento risiede nello studio della riprogrammazione cellulare, un processo in cui l’espressione dei quattro geni noti come fattori Yamanaka permette agli scienziati di convertire qualsiasi cellula in cellule staminali pluripotenti (iPSCs). Come le cellule staminali embrionali, le iPSCs sono in grado di dividersi a tempo indeterminato e di diventare qualsiasi tipo di cellula presente nel nostro corpo.

Troppe cellule che ritornano giovani potrebbero causare la morte

Anche se il ringiovanimento cellulare suona come qualcosa di sicuramente auspicabile, un processo che funziona per le cellule di laboratorio non è necessariamente una buona idea per un intero organismo. Per prima cosa, anche se la rapida divisione cellulare è fondamentale per gli embrioni in crescita, negli adulti tale crescita è uno dei tratti distintivi del cancro. Inoltre, un gran numero di cellule che ritornano allo stato embrionale potrebbero causare in un adulto, insufficienza d’organo che può condurre alla morte. Per questi motivi, la squadra del Salk ha cercato di evitare il cancro e migliorare le caratteristiche dell’invecchiamento inducendo i fattori Yamanaka solo per un breve periodo di tempo.

Le diverse fasi della sperimentazione

Utilizzando le cellule della pelle di topi con progeria (o sindrome di Hutchinson-Gilford, malattia rara che causa l'invecchiamento precoce anche se non altera la mente, unico indice della vera età del malato, il team ha indotto l’espressione dei fattori Yamanaka per un breve periodo. Quando i ricercatori hanno esaminato le cellule utilizzando metodi standard di laboratorio, le cellule hanno mostrato un’inversione di molteplici caratteristiche dell’invecchiamento, senza perdere la propria identità di cellule della pelle. “Abbiamo dimostrato per la prima volta che esprimendo questi fattori per un breve periodo di tempo - ha spiegato Pradeep Reddy, ricercatore associato del Salk - è possibile mantenere l’identità cellulare durante la remissione delle caratteristiche associate all’età”. Incoraggiato da questo risultato, il team ha utilizzato lo stesso metodo breve di riprogrammazione cellulare durante periodi ciclici, sempre nei topi vivi con progeria. I risultati sono stati sorprendenti: rispetto ai topi non trattati, i topi riprogrammati sembravano più giovani; la funzione del loro organo cardiovascolare era migliorata e, più sorprendente di tutto, sono vissuti il 30 per cento più a lungo, senza sviluppare il cancro. A livello cellulare gli animali hanno mostrato il recupero delle caratteristiche dell’invecchiamento molecolare che non solo sono espresse nella progeria, ma anche nel normale invecchiamento.

I topi non sono esseri umani, processo è molto complesso

“Questo lavoro - ha aggiunto Paloma Martinez-Redondo, ricercatore associato del Salk - mostra che i cambiamenti epigenetici sono solo in parte la guida dell’invecchiamento e ci offre spunti interessanti in cui i percorsi potrebbero essere mirati per ritardare l’invecchiamento cellulare”. Come già specificato la strada che i ricercatori dovranno fare è ancora lunga. “I topi - commenta Belmonte - non sono esseri umani e sappiamo che sarà molto più complesso ringiovanire una persona. Ma questo studio dimostra che l’invecchiamento è un processo molto dinamico e plastico e quindi è suscettibile di interventi terapeutici più di quanto si potesse pensare in passato”. I ricercatori ritengono che l’ induzione di cambiamenti epigenetici tramite sostanze chimiche o piccole molecole può essere l’approccio più promettente per ottenere il ringiovanimento negli esseri umani. Tuttavia, essi mostrano molta cautela a causa della complessità dell’invecchiamento e anche perché queste terapie possono richiedere fino a 10 anni di tempo prima di raggiungere le sperimentazioni cliniche.

Riferimenti
Roberto Zoncadi R.Z.   
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