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Giovanni Covone e il viaggio alla scoperta di una seconda Terra nell’Universo

L’astrofisico ha scritto un libro che si chiama “Altre terre” (Harper Collins) con il quale ha vinto il premio Asimov 2024, che è una specie di Nobel per la letteratura del settore

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Giovanni Covone
Giovanni Covone (Foto dal Web)

A Castelvecchio di Rocca Barbena, entroterra di Albenga, provincia di Savona, Liguria, la volta celeste sembra più vicina. Un po’ è la presenza straordinaria di persone speciali capaci di ribaltare tutto ciò che c’era prima, un po’ è l’assoluta mancanza di inquinamento luminoso che permette di guardare le stelle come si fosse in un osservatorio astronomico naturale. E il laser verde con cui l’astrofisico protagonista di questa storia indica le stelle sembra una scala che porta verso il cielo. Intendiamoci, non è una metafora, sembra davvero una scala: lui illumina Vega, che noi boomer ricordiamo dai tempi di Ufo Robot e da quando mangiavamo libri di matematica e insalate di cibernetica, e la luce verde sembra toccarla direttamente.

Covone e il suo "Le altre terre"

L’astrofisico in questione si chiama Giovanni Covone ed è associato di astrofisica e cosmologia all’Università Federico II di Napoli, insegnando in particolare “Cosmologia” agli studenti di Fisica, “Astrophysics of Life” a quelli di Biologia e “Fondamenti di Fisica e Cosmologia” agli iscritti a Filosofia. Covone ha scritto un libro che si chiama Altre terre (Harper Collins) e ha come sottotitolo “Viaggio alla scoperta di pianeti extrasolari” ed ha vinto il premio Asimov 2024, che è una specie di Nobel per la letteratura del settore. E poi è un divulgatore del cosmo anche sulle reti Rai, dove ha una capacità che mescola affabulazione e scientificità raccontata con semplicità, che ha anche tempi televisivi perfetti.

Il FestivAlContrario

Insomma, il personaggio perfetto per il FestivAlContrario, dove Vera Marenco e Manuela Litro, le direttrici artistiche, l’hanno coinvolto come artista-scienziato in residenza dell’edizione 2024, dove è stato protagonista praticamente ogni sera: come voce aggiunta alla serata di Piergiorgio Odifreddi, in chiesa con un Ensemble di Musica Antica, nelle passeggiate notturne la notte di San Lorenzo e nei giorni immediatamente successivi, con il maggior numero di stelle cadenti e relativi desideri. E poi, ancora, su un prato notturno, accompagnato dolcemente da una musica soffusa, a raccontare il cielo in altitudine, a un passo dal cielo, in uno dei posti d’Europa con il minor inquinamento luminoso e la possibilità di godersi al meglio la volta celeste.

Il racconto dell'astrofisico

E poi uno degli attesissimi “Controdialoghi”, una delle cifre stilistiche del FestivAlContrario, dove per l’appunto Covone ha raccontato le altre terre a Vera, Manuela e anche al sottoscritto. E qui devo contravvenire alle regole basilari del giornalismo che prevederebbe di non parlare di se stessi. Ma stavolta ci vuole, perché devo confessare che sono quanto di più lontano dalla cosmologia e dalla fisica, figuriamoci dall’astrofisica. Ma l’arte di Covone è quella di farsi capire da tutti, persino da me. E di coniugare scienza e umanesimo. E le domande che lui pone, che sono le “Domande” sono trascinanti e travolgenti, come la mia dirimpettaia sul palco di Castelvecchio: qual è il futuro dell’uomo nell’universo? Siamo soli nel cosmo? E, soprattutto: ci sono terre che l’umanità può colonizzare? Tutto questo, ovviamente, fa venire in mente “Spazio 1999” e la base Alpha persa nello spazio con l’equipaggio agli ordini di Martin Landau, il comandante John Koenig, che cerca un altro pianeta abitabile e ogni tanto pare pure che l’abbiano trovato, poi succede sempre qualcosa e la storia, chiaramente ispirata all’Odissea, continua fino alla puntata successiva. Insomma, in questa storia Covone non è uno qualsiasi, perché nel gennaio del 2019, insieme a un suo studente e a una squadra della NASA ha contribuito in modo decisivo all’individuazione di TOI-700d – questo il nome del pianeta – che potrebbe essere una Terra gemella.

Le fotografie di Cristiano Gualco

E’ trascinante Covone nei suoi racconti, con il suo accento napoletano che dà ulteriore dolcezza al racconto delle stelle, accompagnate da molte fotografie di Cristiano Gualco, che nella vita fra il musicista. E che musicista! Visto che Gualco è il primo violino del Quartetto di Cremona, che per gli addetti ai lavori è davvero tanta roba. Ma la particolarità di questa storia è che è anche uno straordinario fotografo di stelle e pianeti e le sue fotografie emozionano, come molte cose che succedono sotto il cielo stellato di Castelvecchio di Rocca Barbena. Ma, dato che le storie non vengono mai da sole, Gualco ha sviluppato la sua passione per l’astrofotografia durante i periodi di lockdown durante il Covid. E la sua capacità di cogliere pianeti e galassie ha avuto talmente tanto successo che alcune delle sue foto sono state pubblicate come “Astronomy picture of the day” dalla NASA, cioè le fotografie realizzate da astrofotografi non professionisti talmente belle da essere meritevoli di essere certificate dall’ente spaziale americano.

I disegni

Insomma, dicevamo, visto che nulla accade mai per caso che anche Vera Marenco e Manuela Litro, che hanno nel cuore la bellezza dell’intera volta celeste, hanno pensato e voluto il FestivAlContrario proprio durante il lockdown, effetto collaterale positivo dell’essere chiusi in casa durante la pandemia. Sentire Covone e la straordinaria storia dell’astronomia, che nel libro “Altre terre” è accompagnato anche dai suoi disegni, è sentire anche storie di uomini e donne, anche di fallimenti, tipo chi pensa di aver individuato la nuova Terra e poi si accorge che non è così: “Le domande sull’esistenza di altre Terre – spiega Covone – e della vita altrove nell’universo non sono astratte. Sono domande che toccano la nostra vita quotidiana, come individui e come specie”. E così parte un viaggio che ha il suo punto di partenza nel cielo stellato di Vincent Van Gogh, il più incredibile dei suoi quadri notturni: “La terrazza del caffè la sera”, che ha un cielo stellato straordinario e straordinariamente luminoso che si può ammirare dai tavolini del caffè di Arles.

Il laser verde

L’ascolto di Covone, ma anche la lettura del suo libro è un invito continuo ad andare oltre le nostre colonne d’Ercole, senza tremare al solo sentire nominare gli “esopianeti”: “Anche se sono oltre la portata delle nostre navi spaziali, le stelle non sono oltre la portata della nostra comprensione. Possiamo osservarle, studiarle, e un po’ alla volta comprenderle”.
Anche quando ci troviamo di fronte a una contraddizione, che Giovanni Covone spiega benissimo: “Da una parte sappiamo che la Terra è solo uno dei pianeti che gira attorno a una delle centinaia di miliardi di stelle della nostra galassia. Ma lo studio degli esopianeti ci sta dimostrando che il nostro mondo ha caratteristiche rare”. Insomma, “siamo al tempo stesso un punto qualunque e un esemplare unico nell’Universo”. Ecco, il laser verde di Covone che ci porta alle stelle ci racconta proprio questo: che a Castelvecchio si può amare un esemplare unico nell’Universo.

 

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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