La produzione di miele italiano, a causa dell’andamento climatico degli ultimi mesi, è praticamente azzerata. Quest’anno, da Nord a Sud, non c’è stata alcuna raccolta. Le api non sono riuscite a trovare nettare sufficiente da portare nell’alveare. A lanciare l’allarme è la Coldiretti, evidenziando gli effetti negativi del maltempo che di fatto rovinerà la giornata mondiale dell’ape, istituita dall’Onu nel 2018 e che si svolgerà il prossimo 20 maggio. “La pazza primavera - sottolinea la Coldiretti sul proprio sito web - ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre lo consumano per la loro stessa sopravvivenza”.
L'ape è fondamentale per la vita sulla Terra
E quanto sta accadendo, a livello planetario, preoccupa sempre più gli scienziati. L’ape, infatti, è uno dei principali insetti impollinatori che, inconsciamente, lavorano anche per conto dell’uomo. Una frase attribuita al fisico Albert Einstein diceva infatti che, dal momento in cui le api fossero scomparse dal pianeta, o la loro funzione fosse comunque venuta meno, all’umanità non resterebbero che pochi anni di vita… per l’esattezza quattro. Benché non vi siano le prove che tali parole siano state realmente pronunciate dallo scienziato, in tanti ritengono tale rischio concreto.
A rischio il settore
Lo scorso anno la produzione nazionale finale - ricorda la Coldiretti - "è stata di 22.000 tonnellate grazie soprattutto al Centro e al Nord Italia dove gli apicoltori hanno potuto tirare un sospiro di sollievo dopo molte annate negative mentre al Sud l’andamento climatico ha pregiudicato i raccolti per tutto l’anno a partire dal miele di agrumi le cui rese sono state molto scarse, soprattutto in Sicilia. In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni".