Centrali solari nella “zona morta” di Chernobyl, ma gli operai potrebbero non esser tutelati
Via alla produzione di energia pulita: “Nei piani centrali in grado di generare 2 Gigawatt
Sono passati quasi 31 anni dal catastrofico incidente nucleare di Chernobyl. Da quel lontano 26 aprile del 1986 sono morte (e i dati ufficiali sono decisamente prudenti) non meno di 4.000 persone. Le stesse autorità ucraine stimano vi siano state almeno 5 milioni di persone colpite dagli effetti mortali delle radiazioni, e una buona parte di queste vive ancora nelle regioni contaminate. Secondo Greenpeace la centrale starebbe ancora disseminando morte e potrebbero causare ancora tra i 100mila e i 400mila morti nelle tre ex repubbliche sovietiche. Ora il governo di Kiev sembra deciso a cambiare marcia, trasformando quella zona morta in un luogo dall’animo green, e non si parla della “luminescenza verdastra” associata spesso (impropriamente) alla radiazione.
Centrali solari nella zona morta
Decine di società da tutto il mondo intendono infatti sfruttare quella immensa superfice, grande due volte la città di Los Angeles, per costruire centrali solari che avranno il compito di produrre energia pulita e ridurre la dipendenza dell’Ucraina dal gas del nemico russo. I pannelli solari, che non richiedono una presenza fissa di personale, sono una delle poche opzioni possibili. La zona ha una buona esposizione al sole, e gli impianti potrebbero usare la vecchia rete elettrica della centrale nucleare, ancora funzionante. Il governo ucraino, che ricordiamo essere uno dei paesi europei più poveri, offre i terreni in affitto a prezzi stracciati, con uno sconto dell'85%, e offre anche un incentivo di 17 centesimi di euro a kilowatt.
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Due i progetti più importanti
Al momento i progetti presentati permetterebbero a Kiev di produrre 2 Gigawatt (la vecchia centrale nucleare ne produceva 4 Gigawatt) con evidenti benefici per tutto il Paese. Le offerte, oltre che da società ucraine, sono arrivate da Cina, Germania, Irlanda, Danimarca, Austria, Bulgaria e Bielorussia. L'impianto proposto dai cinesi di GCL e China State Construction Engineering Corporation è il più grande, da 1 gigawatt, con un investimento di 1 miliardo di dollari. Un gruppo tedesco vuole installare pannelli per 500 megawatt. Gli altri progetti sono per centrali da 20 megawatt.
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Poca (o nessuna) tutela per gli operai
Ancora poco chiara la strategia che verrà adottata per affrontare il rischio radiazioni. Né il governo ucraino, né tanto meno le società cinesi, hanno reso noto le misure di sicurezza che intendono adottare. Fanno di sicuro riflettere le parole di Stanislav Shekstelo, portavoce della Chernobyl Nuclear Power Plant, che qualche mese fa disse: "I dipendenti firmano un foglio in cui si impegnano a seguire le regole di comportamento. Alla fine di ogni anno ci viene misurato il livello di radiazioni accumulato. Se hai oltrepassato il limite, è colpa tua".