Allarme aloe, sospetto di cancerogenicità per gli integratori alimentari
Le preparazioni che contengono antenneidi sono associati a rischi per la salute
L’Aloe Vera, pianta grassa perenne che appartiene alla famiglia delle Aloeaceae, è una delle specie vegetali più coltivate al mondo. A lei, infatti, vengono attribuite proprietà nutritive e curative uniche. Una ricerca condotta da un team di scienziati del Federal Institute for Risk Assessment (BfR) sembra però volerne rovinare la reputazione. Secondo lo studio tedesco il rischio sarebbe rappresentato principalmente dagli integratori alimentari al cui interno si trovano antenneidi.
Rischi per la salute sarebbero altissimi
Gli strati esterni delle foglie di Aloe arborescens contengono grandi quantità di antranidi, già da tempo sospettati di avere effetti cancerogeni. La ricerca tedesca, che si è concentrata sui preparati alimentari contenenti antranoidi, ora conferma tale pericolo. “Secondo le linee guida rilasciate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) - evidenzia l’equipe di scienziati del BfR - i prodotti che contengono preparazioni con le foglie non pelate di Aloe arborescens e quindi antroneidi, non appartengono alla categoria degli integratori alimentari botanici che possono essere designati come ‘non preoccupanti per la sicurezza’. A causa del sospetto che gli antranidi vegetali hanno un effetto cancerogeno nell’uomo, il BfR non considera i preparati contenenti antranidi idonei per l’uso negli alimenti, inclusi gli integratori alimentari”.
Sono sicuri i preparati ottenuti da gel senza antenneo
La valutazione, ci tengono a precisare i ricercatori tedeschi, non va applicata ai preparati ottenuti da gel senza antenneo, come neppure alla pasta interna delle foglie di specie Aloe (principalmente Aloe barbadensis o Aloe vera), comunemente utilizzati negli alimenti e nei cosmetici nell’Uione europea. Gli esperti, nel promuovere le molteplici proprietà dell’aloe, raccomandano lavorazioni più attente “Gli strati fogliari esterni contenenti antranoide devono essere rimossi con cura - concludono i ricercatori - per mantenere bassa la contaminazione con antranidi sospetti di carcinogeni”.