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Rischio demenza aumenta se si prendono farmaci di uso comune

A rischio chi assume medicinali contro depressione e incontinenza. Ma sono molti i farmaci potenzialmente pericolosi

Roberto Zoncadi R. Z.   
Rischio demenza aumenta se si prendono farmaci di uso comune

Assumere farmaci comuni come quelli contro la depressione, o medicinali per ridurre gli effetti dell’incontinenza, potrebbe aumentare esponenzialmente il rischio di sviluppare una qualche forma di demenza. Lo dimostra uno studio condotto da un team di scienziati dell’University of Nottingham che, sulle pagine della rivista JAMA Internal Medicine, evidenzia come il pericolo possa aumentare del 50 per cento in tutti i soggetti di età superiore ai 50 anni. I medicinali finiti sotto la lente dei ricercatori sono detti “anticolinergici”. Sono una classe farmacologica ampiamente utilizzata per trattare la depressione, ma anche il Parkinson e problemi alla vescica.

Hanno in comune una caratteristica

Gli anticolinergici sono in grado di bloccare l'acetilcolina, un neurotrasmettitore che risulta fondamentale per l’apprendimento e la memoria. Gli effetti negativi a breve termine erano già noti, ma gli scienziati - fino ad oggi - non erano ancora riusciti a rilevare il legame con i problemi di memoria a lungo termine. Dubbi in tal senso sono stati sollevati da alcuni studi condotti lo scorso anno.

Lo studio

Il nuovo studio, coordinato da Carol Coupland, si basa su una moltitudine di dati provenienti da altri studi inerenti le prescrizioni di farmaci prescritti a 58.769 pazienti con diagnosi di demenza e altri 225.574 soggetti privi dei sintomi della medesima malattia. Le prescrizioni si riferivano ad un periodo compreso tra 1 e 11 anni prima della diagnosi di demenza.

L'invito ai medici

Il team di Coupland ha potuto così notare che il rischio di demenza è aumentato del 50 per cento in tutti i soggetti che avevano usato farmaci anticolinergici per almeno 3 anni durante la mezza età, più o meno intorno ai 55 anni. Visti i risultati l’equipe di scienziati ritiene che i medici debbano esser più attenti nel valutare i rischi e i benefici derivanti dall’assunzione di questi farmaci. Il tema è delicato, e a breve il team avvierà nuovi studi che possano confermare questi primi risultati.

Roberto Zoncadi R. Z.   
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