Piccoli buchi neri creati al Cern potrebbero innescare il collasso dell'Universo
Un fisico teorico lancia un nuovo allarme e punta il dito contro gli scienziati che a Ginevra lavorano con il Large Hadron Collider
Gli esperimenti in corso all’interno del Large Hadron Collider (LHC) del Cern di Ginevra potrebbero causare un susseguirsi di eventi catastrofici che inevitabilmente porteranno l’Universo a collassare. L’allarme è stato lanciato dal fisico teorico Ian Moss, della Newcastle University (Gb). I mini buchi neri che i fisici stanno ricreando nelle profondità dei laboratori ginevrini, sebbene di piccole dimensioni, potrebbero dare inizio ad una reazione a catena ingestibile. Il nostro pianeta, a detta dello scienziato, potrebbe esser consumato dal suo interno. L’allarme è stato lanciato più volte nel corso degli anni, tanto che i fisici del Cern avevano voluto tranquillizzare l’opinione pubblica realizzando un video rap che spiega in maniera semplice e divertente il funzionamento dell'acceleratore e il suo scopo. Ora l’annuncio di Ian sembra rigettare ombre sugli esperimenti e riaprire il dibattito.
Il fisico accusato di allarmismo da alcuni colleghi - I mini buchi neri che nascono all’interno del Large Hadron Collider, sebbene di dimensioni infinitesimali rispetto a quelli che si formano quando una stella implode, generano dei vuoti che la fisica moderna non sa ancora spiegare o gestire. “Ci stiamo muovendo in un ambiente per noi sconosciuto - evidenzia il fisico - sarebbe importante si comprendesse prima come stabilizzare questi vuoti. Mi dispiace, ho ricevuto persino la chiamata del collega John Ellis, che mi accusa di allarmismo, ma la verità è che il pericolo è concreto”.
Tutti tranquilli, Universo ha passato indenne 13,8 miliardi di anni - Certo, evidenzia il fisico, “i rischi sono reali se si verificano specifiche condizioni. Se ancora l’Universo non è imploso è perché tali condizioni non sono state raggiunte”. La teoria di Moss viene considerata attendibile anche da Philipp Burda e Ruth Gregory, della Durham University (Gb). Un mini buco nero, ha precisato Moss sulle pagine del Physical Review Letters, potrebbe espandersi in una frazione di secondo, distruggendo l’intero Universo. Moss e colleghi sostengono che tali condizioni possono verificarsi in maniera del tutto casuale in natura (buchi neri primordiali), e allo stesso modo all’interno di LHC. Il fatto che l’Universo sia ancora integro, e che abbia raggiunto la veneranda età di 13,8 miliardi di anni, significa comunque che i buchi primordiali sono sufficientemente stabili. Per quanto riguarda la versione creata in laboratorio si dovrebbero fare ancora degli studi. Il problema è che i fisici dovrebbero in ogni caso approfondire ogni aspetto per evitare inutili catastrofi.