Nelle grotte del sottosuolo lunare le future basi per i coloni umani nello spazio
L’Agenzia spaziale europea lancia una sfida planetaria, affinché chi ha delle idee possa dare un proprio contributo alle prossime missioni che daranno il via all’esplorazione del Sistema Solare
Ormai i piani delle agenzie spaziali sono chiari per tutti. Entro i prossimi anni l’uomo dovrà conquistare la Luna, così che la si possa utilizzare come base, e porto, per dare il via a quella che può essere considerata una nuova era delle esplorazioni umane. Le nuove sfide che si pongono dinanzi alla nostra specie prevedono la conquista del nostro satellite prima, e poi anche la conquista degli altri pianeti del Sistema Solare, perlomeno quelli più interessanti. Sfide certamente non facili, che richiedono una grande immaginazione e tante risorse.
Mentre le seconde ricadranno integralmente sugli enti governativi, e su una moltitudine di società private, la condizione prima sarà demandata ai singoli cittadini, che potranno presentare dei progetti che verranno analizzati e, qualora risultassero tecnicamente fattibili, portati avanti dai diversi gruppi di lavoro. Mentre l’agenzia spaziale statunitense sembra interessata principalmente alla conquista della superficie della Luna, la sua controparte europea, l’Agenzia spaziale europea (ESA), ha fatto sapere di voler puntare sul sottosuolo.
La Luna, infatti, è come una gigantesca forma di gruviera. Il sottosuolo del nostro satellite è caratterizzato da una fitta rete di cunicoli, vecchi tubi lavici oramai completamente prosciugati. Per esplorarli la soluzione più economica, e sicura, è rappresentata dai robot. "L'esplorazione e la mappatura di questi tubi - afferma Franceso Sauro, direttore del progetto ESA denominato Pangaea planetary geology astronaut training - potrebbe fornire nuove informazioni sulla geologia della Luna, ma potrebbero rappresentare anche un'opzione interessante come rifugio a lungo termine per i futuri visitatori umani”. Questi cunicoli, infatti, potrebbero infatti “proteggere gli astronauti dalle radiazioni cosmiche e fornire un accesso diretto all’acqua ghiacciata e ad altre risorse intrappolate nel sottosuolo”.
Chi avesse in mente dei progetti può proporli all’agenzia, che descrive comunque dei concetti base che andrebbero sfruttati e seguiti, può presentarli all’Esa entro il prossimo 31 ottobre, attraverso la piattaforma Open Space Innovation. "I concetti di missione – aggiunge Loredana Bessone, a capo del progetto ESA denominato Analog field testing and exploration training - possono essere basati su un singolo rover o su un sistema distribuito di sistemi satellitari, robotici o rover che operano insieme". Benché la Nasa, per il momento, non abbia espresso alcun interesse in relazione all’esplorazione del sottosuolo, non è da escludere che possa seguire l’Esa avviando lei stessa dei progetti similari.