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La plastica vale quanto l’oro, sviluppato metodo per trasformarla in carburante pulito

Nel mondo, ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’ambiente, provocando danni all’intero ecosistema. Ora, un team di chimici americani dell’Università Purdue, ha trovato il modo di accedere a questo tesoro e riciclare almeno il 25 per cento di questa preziosa risorsa, così da trasformarla in nuovi materiali

Roberto Zoncadi R.Z.   

La plastica ha rivoluzionato il mondo, ma il suo utilizzo non sempre consapevole, in un certo senso, lo ha esposto anche a incredibili pericoli. Ogni anno, infatti, nel mondo si producono 322 milioni di tonnellate di questo materiale, e si stima che il dato sia destinato a crescere, fino a raddoppiare nei prossimi 20 anni. Ma il dato, che forse più di tutti dovrebbe preoccupare, è quello relativo alla plastica che finisce nell’ambiente. Le associazioni ambientaliste stimano infatti che, ogni anno, ben 8 milioni di tonnellate di questo materiale finiscono negli oceani. Se poi si considera che utilizziamo la plastica dagli anni ’50 il danno creato a Madre Natura è evidente. Ora sempre più scienziati si sono dedicati al problema, sviluppando semplici strategie di utilizzo e riciclo o complessi sistemi per smaltire i pericolosi rifiuti plastici. L’ultima novità, una delle più interessanti annunciate negli ultimi anni, arriva ora da un team di chimici statunitensi dell’Università Purdue. Gli scienziati, stando a quanto riportato sulle pagine della rivista ACS Sustainable Chemistry and Engineering, hanno trovato il modo di trasformare un’ampia parte della “scomoda plastica” in composti, come i carburanti puliti.

Recuperabile il 25% della massa di un prodotto plastico

Stando a quanto spiegato dai chimici il processo da loro sviluppato consente di riciclare almeno il 25 per cento della massa di un prodotto plastico, trasformandoli in altri nuovi materiali. Per ottenere questo risultato hanno lavorato sulle “poliolefine”, una tipologia di polimeri (macromolecole), come il polipropilene, che costituisce quasi il 25 per cento di tutti i composti della plastica e presente, anche nei bicchieri, nei tappi e persino nelle etichette delle bottiglie. Il 90 per cento di questa materia, considerata fino a ieri un problema oneroso da gestire, è stato trasformato in carburanti (naturali) puliti come il gasolio o i gas di petrolio liquefatti (gpl), che rappresentano alternative “meno inquinanti”. I ricercatori hanno liquefatto le poliolefine presenti nella plastica servendosi di un sistema particolare che si basa sulla “liquefazione idrotermale”. Questa, si legge sulla rivista ACS Sustainable Chemistry and Engineering, permette di estrarre dalla plastica solida alcuni polimeri, in maniera selettiva.

Come funziona il processo sviluppato negli Usa

Per riuscirci i chimici hanno usato “acqua supercritica”, un liquido il cui particolare stato può essere raggiunto quando la sua temperatura è compresa tra 374 e 500 gradi Celsius, e la pressione è pari a 22,1 Megapascal. E’ a questo punto che i polimeri della plastica subiscono la trasformazione, diventando un olio particolarmente viscoso, composto da idrocarburi liquidi. Successivamente la nuova “risorsa” può essere trasformata in nafta. Per gli scienziati dell’Università Purdue il processo sviluppato è efficiente. Dalla nafta grezza, infatti, possono essere ricavate moltissime sostane chimiche e dei carburanti puliti.

Non per produrre combustibili, ma per riciclare la plastica

“La nostra tecnologia di conversione - ha spiegato la coordinatrice dello studio, la dottoressa Linda Wang - mostra un potenziale nel dare una spinta ai profitti delle industrie del riciclo e impattare fortemente sulle riserve mondiali di rifiuti di plastica”. I ricercatori stimano infatti che, attraverso questo processo sia possibile produrre anche il 4 per cento della richiesta globale annua di gasolina o diesel. L’obiettivo del team statunitense non è ovviamente quello di offrire ai combustibili ulteriore spazio sul mercato, ma mira a far sì che la plastica diventi tanto preziosa da renderne il recupero sempre remunerativo. Di tutta la plastica prodotta negli ultimi 65 anni, oltre 8 miliardi di tonnellate, il 12 per cento è stata incenerita mentre soltanto il 9 per cento è stata riciclata adeguatamente. Si evince pertanto che, circa l’80 per cento della materia, è finita negli oceani.

Roberto Zoncadi R.Z.   
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