Creato un nano-filtro super veloce che ripulisce l’acqua inquinata
Il nuovo filtro, sviluppato da un team di ricercatori australiani, è 100 volte più rapido dei sistemi tradizionali. Inoltre è sostenibile, ecologico, scalabile e conveniente
Un team congiunto di ricercatori australiani della RMIT University e della University of New South Wales (UNSW) ha sviluppato un nano-filtro in grado di ripulire l’acqua inquinata con tempi che possono essere anche 100 volte inferiori a quelli oggi necessari con i comuni sistemi in uso. La tecnologia, che a detta degli scienziati risulta essere semplice da realizzare, si basa su nanostrutture presenti in natura e che si sviluppano solitamente sui metalli liquidi. Il funzionamento dei nano-filtri, si legge sulle pagine della rivista scientifica Nature, ha sorpreso gli stessi ricercatori. Grazie a questa incredibile struttura sarà possibile render pura l’acqua anche quando questa è contaminata da metalli pesanti. Il team di scienziati, coordinato dal dottor Ali Zavabeti, ricercatore del RMIT, è consapevole di aver fatto una scoperta importantissima. L’acqua, infatti, è una risorsa sempre più rara e, quella accessibile, risulta spesso contaminata.
L'acqua è una risorsa vitale
“Nel mondo - spiega Zavabeti - una persona su nove non può accedere ad una fonte d’acqua sicura. La contaminazione da metalli pesanti causa inoltre seri problemi di salute, e i primi a pagarne le conseguenze sono i bambini. Il nostro nuovo nano-filtro è sostenibile, ecologico, scalabile e conveniente”. Il team di ricerca dovrà lavorare ancora per migliorarne le performance ma il professor Zavabeti si dice fiducioso si potrà presto disporre di una soluzione economica e ultraveloce al problema delle acque sporche.
Si tratta di un sistema efficiente
"Abbiamo dimostrato che funziona per rimuovere piombo e olio dall'acqua, ma sappiamo anche che può risultare efficace con altri contaminanti comuni. Precedenti ricerche - spiega il responsabile dello studio - hanno già dimostrato che i materiali utilizzati sono efficaci nell'assorbire contaminanti come mercurio, solfati e fosfati”. Il processo, ci tengono a specificare gli scienziati, non genera rifiuti.