Chernobyl dopo l’incidente nucleare, Madre Natura riprende possesso della città
Identificte più di 60 specie. Cinghiali, alci e persino lupi, mai così numerosi: la popolazione di questi ultimi è 7 volte più grande di quelle presenti nelle vicine riserve
Quello che si verificò a Chernobyl il 26 aprile del 1986, nella centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale, è stato il peggior disastro nucleare di tutti i tempi: sia in termini di costi che di vittime. È uno degli unici due incidenti nucleari classificati come "incidente grave di livello 7", la classificazione massima sulla scala internazionale degli eventi nucleari; l'altro era il disastro di Fukushima del 2011 in Giappone. Gli effetti, a oltre 33 anni dall’evento, si fanno sentire ancora oggi. Nell’area circostante l’impianto nucleare, la cosiddetta zona di esclusione, che si estende per 30 chilometri tutto intorno al luogo del disastro, risulta essere ancora altamente contaminata dalle radiazioni rilasciate a seguito dell’incidente.
Ma la zona è più viva che mai
Fauna e flora prosperano. Le osservazioni hanno permesso di identificare più di 60 specie. Cinghiali, alci e persino lupi, mai così numerosi. Secondo gli esperti la popolazione è sette volte più grande di quelle presenti nelle vicine riserve. L'area, in assenza dei pericolosi e distruttivi esseri umani, è caratterizzata da una biodiversità straordinaria, mostrando al mondo quanto sia realmente forte la natura. Gli edifici, anche quelli realizzati in cemento armato, stanno perdendo la battaglia contro i muschi e gli alberi. Le rovine di quella che un tempo era una fiorente cittadina sovietica (popolata all’epoca da circa 13 mila abitanti, oggi sono circa 500 coloro che sfidando i pericoli della radioattività), sono stati quasi completamente inghiottite dalla vegetazione.