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Vitamina D e microbioma, la scienza promuove una nuova alleanza contro il cancro

Uno studio dimostra come la vitamina D, insieme al microbioma intestinale, possa potenziare l’immunità contro i tumori. I dettagli di questa scoperta rivoluzionaria

Roberto Zoncadi R.Z.   
Foto Shutterstok
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Un’importante ricerca ha messo in evidenza un collegamento cruciale tra la vitamina D e il microbioma intestinale nel rafforzare l’immunità contro il cancro. Il team di Caetano Reis e Sousa, del Francis Crick Institute, ha scoperto che la vitamina D agisce attraverso una proteina chiave, Gc globulin, e un batterio specifico del microbioma, Bacteroides fragilis. Questa scoperta, pubblicata su Science, è il primo esempio di come il metabolismo della vitamina D, il microbioma e la risposta immunitaria al cancro siano interconnessi.

Secondo Reis e Sousa, la scoperta è avvenuta per caso: “È stata una scoperte fortunata e inaspettata, non stavamo cercando di studiare la vitamina D”. Il team stava infatti analizzando proteine legate all’actina, ma i risultati hanno aperto una nuova strada per comprendere il ruolo della vitamina D nel sistema immunitario.

Un’azione sinergica tra vitamina D e microbioma

La vitamina D è nota per il suo ruolo cruciale nel metabolismo osseo, ma studi recenti suggeriscono che essa possa influire su condizioni come malattie cardiovascolari, autoimmuni e cancro. Tuttavia, la sua azione non è isolata. Nell’intestino, dove la vitamina D viene assorbita, la flora batterica lavora in sinergia per modulare il sistema immunitario.

Gli esperimenti del team hanno dimostrato che i topi privi di Gc globulin presentavano una maggiore resistenza ai tumori, trasmessa attraverso il microbioma tramite trapianti fecali. Questi risultati hanno evidenziato l’importanza del microbioma nell’attivazione della risposta immunitaria mediata dalla vitamina D.

Bacteroides fragilis: il batterio alleato contro i tumori

Analizzando il microbioma intestinale dei topi alimentati con una dieta ricca di vitamina D, i ricercatori hanno individuato Bacteroides fragilis come il batterio chiave per conferire resistenza ai tumori. La somministrazione orale di questo batterio ha replicato gli effetti benefici nei topi su una dieta standard di vitamina D, ma non in quelli con carenza di questa vitamina.

I principali risultati dello studio

  • Resistenza ai tumori trasmissibile: Trapianti fecali da topi privi di Gc globulin a topi standard hanno dimostrato che il microbioma trasferisce l’immunità
  • Ruolo del microbioma: Trattamenti antibiotici nei topi hanno ridotto la resistenza ai tumori, confermando il legame tra microbioma e immunità
  • Vitamina D essenziale: La somministrazione di Bacteroides fragilis ha stimolato l’immunità solo in presenza di livelli adeguati di vitamina D

Questi risultati suggeriscono che il batterio agisce come un potenziatore del sistema immunitario, ma ulteriori studi sono necessari per determinare se altre specie microbiche possano svolgere un ruolo simile.

Implicazioni per la ricerca e la salute umana

L’analisi di dati umani ha fornito ulteriori prove a supporto dello studio. Tuttavia, il team sottolinea che non è ancora possibile raccomandare la vitamina D come trattamento per il cancro. “Serve molto più lavoro per valutare appieno la rilevanza di questi risultati per la salute umana”, ha dichiarato Reis e Sousa.

Alessio Fasano, gastroenterologo della Harvard Medical School, ha commentato: “La novità di questo studio non è tanto che la vitamina D regola il sistema immunitario o ha un ruolo nel cancro, ma il meccanismo con cui lo fa. È una scoperta significativa che combina studi su animali e dati umani”.

Vitamina D e microbioma, nuova frontiera nella lotta al cancro

Questa ricerca apre la strada a nuove possibilità terapeutiche, suggerendo che la vitamina D, in sinergia con il microbioma, potrebbe diventare un elemento fondamentale nei trattamenti oncologici. Sebbene siano necessari ulteriori studi clinici, questa scoperta pone le basi per un futuro in cui la combinazione di vitamina D e microbioma potrebbe migliorare significativamente le terapie anticancro.

Fonte:
The Scientist

Roberto Zoncadi R.Z.   
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