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Adolescente curata con dei virus batteriofagi ogm, ora i super batteri fanno meno paura

La paziente era affetta da un'infezione giunta allo stadio terminale. I più potenti antibiotici erano inefficaci

Roberto Zoncadi R.Z.   
La pediatra Helen Spencer, Graham Hatfull insieme a Isabelle Holdaway e la madre Jo
La pediatra Helen Spencer, Graham Hatfull insieme a Isabelle Holdaway e la madre Jo

E’ grande l’attenzione del mondo scientifico attorno alla minaccia dei cosiddetti super batteri, un fenomeno per il quale un batterio risulta resistente all'attività dei farmaci antimicrobici più recenti e dunque in grado di portare irrimediabilmente i pazienti colpiti alla morte. Molti scienziati sono da tempo impegnati nella ricerca di nuovi antibiotici, ma i loro sforzi, nella maggior parte dei casi, hanno portato a un drammatico e sconfortante nulla di fatto. Qualcosa però sembra esser improvvisamente cambiato. Un team di virologi, guidati dal professor Graham Hatfull, uno dei massimi esperti di virus batteriofagi e scienziato dell'Università di Pittsburgh in Pennsylvania, ha affrontato il problema uscendo dai soliti schemi e, grazie al nuovo approccio ha curato una ragazza britannica, ora guarita da un'infezione incurabile che l’avrebbe portata a morte certa. La giovane, Isabelle Holdaway, è stata sottoposta a un trattamento sperimentale a base di virus batteriofagi geneticamente modificati. Stando a quanto riportato sulle pagine di Nature Medicine, si tratta del primo caso al mondo di utilizzo terapeutico di virus che utilizzano i batteri - potenziati dall'uomo con l'editing genetico - per il proprio ciclo riproduttivo.

La vicenda

Isabelle era affetta da fibrosi cistica. Le sue condizioni si sono aggravate subito dopo un doppio trapianto di polmoni, resosi necessario a seguito della quasi totale compromissione degli organi respiratori. Un’infezione resistente agli antibiotici la stava progressivamente uccidendo. Una settimana dopo il trapianto, era settembre del 2017, un superbatterio dello stesso genere dei batteri della tubercolosi, infettò le ferite, raggiungendo il fegato e formando noduli rigonfi sulla pelle della ragazza. Ogni tentativo di arrestare l’infezione si dimostrò vano. Per oltre 9 mesi i medici hanno sottoposto Isabelle alle cure più avanzate, ma senza alcun risultato. La pediatra Helen Spencer, che aveva in cura l'adolescente, ha contattato il professor Hatfull, che ha immediatamente analizzato il problema. Lo scienziato, dopo appena 3 mesi, ha proposto una terapia sperimentale a base di virus batteriofagi modificati (detti anche fagi). Non un solo virus, ma un cocktail di 3 fagi ingegnerizzati selezionati tra gli oltre 15 mila noti. Dei tre scelti due erano però fagi temperati, dotati di geni che limitano la loro azione letale. Per trasformarli in "killer batterici", il ricercatori ha rimosso i geni repressivi con una tecnica di gene editing.

La svolta e la nuova speranza per il mondo

La ragazza ha ricevuto la sua prima infusione nel mese di giugno del 2018. Le ferite hanno cominciato a rimarginarsi dopo appena 72 ore. Dopo sei settimane di trattamento, che veniva effettuato per via intravenoso ogni 12 ore, anche il fegato è risultato completamente guarito. La ragazza ora sta decisamente meglio e le sue condizioni migliorano giorno dopo giorno: stando a quanto riferiscono i medici la ragazza sarebbe in cura per curare l’ultimo nodulo batterico. L’infezione può esser in ogni caso considerata battuta. Il trattamento utilizzato per Isabelle potrebbe non essere efficace per curare altre tipologie di super batteri ma, sottolineano i ricercatori, grazie alla sperimentazione, conclusasi positivamente, si aprono nuove prospettive per i tanti malati nel mondo.

In Italia è allarme

Il prezzo mortale di queste malattie viene pagato più spesso dai bambini di meno di un anno di età e dagli anziani 'over 65' e il loro peso - nell'Ue - è più alto in Italia e in Grecia. Nel nostro Paese sono infatti 10.762 le morti per questa causa (su oltre 200.000 casi) che si registrano ogni anno, dunque ben un terzo del totale. In Grecia molte meno: 1.626 su circa 18.500 casi. A livello generale il 75 per cento delle infezioni è associato all'ambiente sanitario e il 39 per cento  causato da infezioni batteriche resistenti ad antibiotici di ultima generazione come carbapenemi e colistina. E quando questi medicinali non sono più efficaci, è estremamente difficile o in molti casi impossibile curare le infezioni.

Roberto Zoncadi R.Z.   
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