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Nuova speranza contro i tumori “freddi”: scoperto un enzima che sblocca l’efficacia dell’immunoterapia

Un'innovativa combinazione terapeutica potrebbe rivoluzionare il trattamento del cancro alla prostata e di altri tumori resistenti

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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I tumori "freddi", come il cancro alla prostata, sono notoriamente difficili da trattare con l’immunoterapia tradizionale. Questi tumori hanno un numero ridotto di cellule T intratumorali, il che li rende meno reattivi rispetto ai tumori "caldi", caratterizzati da una risposta immunitaria più vigorosa. "Abbiamo visto notevoli successi clinici con le immunoterapie, specialmente con la terapia del checkpoint", spiega Arul M. Chinnaiyan, Direttore del Michigan Center for Translational Pathology. "Tuttavia, alcuni tumori si sono dimostrati resistenti o del tutto non reattivi a queste terapie, limitando il loro potenziale".

Il ruolo dell’enzima UBA1

Lo studio condotto dall’Health Rogel Cancer Center dell’Università del Michigan ha identificato l’enzima UBA1 come un elemento cruciale nella risposta immunitaria ai tumori. In precedenza, UBA1 era noto per il suo ruolo nella crescita tumorale, ma il nuovo studio rivela un aspetto sorprendente: la sua inibizione favorisce il reclutamento delle cellule T e riduce la resistenza del tumore all’immunoterapia. "È entusiasmante aver stabilito questo collegamento tra UBA1 e il reclutamento delle cellule T", afferma Chinnaiyan. "Non era mai stato descritto prima e apre davvero le porte a nuove combinazioni terapeutiche".

L’importanza del farmaco TAK-243

TAK-243, un inibitore dell’UBA1 attualmente in fase di sperimentazione clinica, è al centro della scoperta. Nei test preclinici sui topi, il farmaco ha dimostrato di rallentare la crescita tumorale e di migliorare il reclutamento delle cellule T CD8+. "Nella metà dei topi trattati con TAK-243 in combinazione con una terapia di blocco dei checkpoint immunitari, i tumori sono scomparsi", rivela Chinnaiyan.

Come i tumori "freddi" eludono il sistema immunitario

I tumori "freddi" si distinguono per la loro capacità di sfuggire alla sorveglianza immunitaria. Sovraesprimendo l’enzima UBA1, impediscono il reclutamento delle cellule T, consentendo al tumore di crescere e di "nascondersi" dal sistema immunitario. "Alcuni tumori sono diventati 'intelligenti', limitando il potenziale delle terapie immunitarie", sottolinea Chinnaiyan.

Una nuova frontiera per l’immunoterapia

L’associazione tra TAK-243 e il blocco dei checkpoint immunitari rappresenta una potenziale svolta nel trattamento dei tumori "freddi". "Abbiamo gettato le basi per dimostrare che questa combinazione terapeutica potrebbe funzionare bene in alcuni tipi di cancro", dichiara Chinnaiyan. "Con TAK-243 già disponibile, la strada verso l’applicazione clinica potrebbe essere più vicina di quanto pensiamo".

Prospettive future

I risultati dello studio, pubblicati su Cancer Discovery, indicano che l’inibizione di UBA1 potrebbe ampliare l’efficacia dell’immunoterapia a un numero maggiore di pazienti. "C’è ancora molto lavoro da fare sui meccanismi alla base di tutto questo", conclude Chinnaiyan, "ma siamo fiduciosi che il nostro lavoro stimolerà nuove ricerche e lo sviluppo di farmaci più efficaci".

Fonte:
Cancer Discovery

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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