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Toscana Virus, 25enne ricoverato con l’encefalite. Che cos'è e quali sono i sintomi della malattia dei pappataci

Si tratta di un virus non molto conosciuto, trasmesso da flebotomi ed associato a casi di meningite e di meningoencefalite nell'uomo, soprattutto nei mesi estivii

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Toscana Virus, 25enne ricoverato con l’encefalite.  Che cos'è e quali sono i sintomi della malattia...

Questa storia nasce in mezzo a siepi, sotto le pietre, in grotte e pertugi, dove proliferano i phebotomus papatasi, nome scientifico dei pappataci, sorta di piccole zanzare silenziose la cui puntura è spesso più pericolosa di quella delle più famose cuginette, comprese le pericolosissime e imprendibili, oltre che ronzantissime, zanzare tigri zebrate in bianco e nero.

Ovviamente, se non si è entomologi professionisti è molto facile confondere i pappataci con le zanzare, ma se possibile i primi sono ancora più pericolosi delle seconde: se le zanzare sono state negli ultimi mesi al centro di molti casi di dengue, il virus che porta una febbre altissima, i secondi causano spesso la leishmaniosi nei cani. E anche l’uomo non può sentirsi tranquillo quando viene punto da questi insetti.

Qui arriviamo alla comunicazione ufficiale che arriva da Pietro Pisano, che è la voce del San Martino, l’ospedale genovese che è il più grande d’Europa, praticamente una città nella città. Recita il comunicato: “L’Ospedale Policlinico San Martino informa che si trova attualmente ricoverato presso il reparto di Malattie Infettive, diretto dal professor Matteo Bassetti, il primo paziente ad aver manifestato, in Italia, nel 2023, l’encefalite da ‘Toscana virus’. Si tratta di un giovane di 25 anni, recatosi presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Policlinico San Martino il giorno 12 settembre con cefalea ingravescente associata a febbre. Dopo TAC e Risonanza Magnetica, risultate entrambe negative, il paziente l’indomani è stato sottoposto ad una rachicentesi (puntura lombare), con conseguente isolamento, mediante diagnostica, del ‘Toscana virus’. Rientrato da una vacanza, al momento, dell’accesso il paziente ha riferito di punture di zanzara, senza tuttavia ricordare altre morsicature di insetti; proseguirà nei prossimi giorni l’osservazione clinica, oggi le sue condizioni di salute risultano in miglioramento. Registrate infatti sia la scomparsa della cefalea che della febbre”.

Spiega Bassetti, direttore della clinica universitaria di Malattie Infettive del San Martino e responsabile del coordinamento di tutti i reparti di infettivologia degli ospedali liguri: “Il 'Toscana virus' "è un arbovirus conosciuto fin dal 1971 quando venne isolato appunto in Toscana e viene trasmesso da pappataci. Bisogna saper cosa cercare perché la diagnosi non si fa in automatico. La ricerca del Toscana virus nel liquor è stata una perfetta intuizione che ci ha portato a capire di cosa si trattava. Come per altri tipi di malattie infettive non c'è una terapia specifica”. E per i non addetti ai lavori spiego anche che il liquor, che a noi profani evoca gradevoli bevute, in senso medico è il liquido del midollo spinale.

Così come vale la pena di fare un viaggio per conoscere la malattia diffusa dai pappataci e, quasi per un omaggio di toponomastica applicata alla medicina, mi piace farlo attraverso i link sanitari proprio del sito della Regione Toscana. Infatti il virus Toscana (TOSV) prende il nome della regione Toscana dove  è stato isolato all'inizio degli anni Settanta. “Si tratta di un virus non molto conosciuto, trasmesso da flebotomi (Phlebotomus perniciosus e Phlebotomus perfiliewi, i cosiddetti pappataci) ed associato a casi di meningite e di meningoencefalite nell'uomo, soprattutto nei mesi estivi.

I pappataci sono insetti simili a zanzare di piccole dimensioni, hanno un volo silenzioso e le loro punture sono particolarmente fastidiose ed irritanti. Le larve non si sviluppano come per le zanzare in presenza di acqua, ma in luoghi umidi e bui (sotto cumuli di foglie e detriti, pietre, letame, entro tane di animali, etc.). In alcune regioni italiane si sono verificate delle epidemie anche in anni recenti, di norma meno gravi rispetto alle meningiti contratte in altri modi. Il virus è presente anche in altri paesi mediterranei: Spagna, Portogallo, Francia, Croazia, Grecia, Cipro, Turchia. 

Il periodo di incubazione della malattia varia da pochi giorni a due settimane. Nella maggior parte dei casi il virus provoca una forma febbrile lieve e autolimitante”. Nelle forme più gravi – come quella genovese odierna - l'inizio della sintomatologia è improvviso e caratterizzato da mal di testa, febbre, nausea, vomito e dolori muscolari. “È stata segnalata la presenza di eritema cutaneo maculo-papulare. Può causare meningite e meningoencefalite. La sintomatologia in media dura sette giorni e generalmente esita nella guarigione. L'infezione può decorrere anche in maniera asintomatica”. 

Ma soprattutto non esiste una terapia specifica, il trattamento è sintomatologico con riposo, reintegro idro-salino, antipiretici e antinfiammatori. E, soprattutto, occorre sapere che non esiste un vaccino contro il virus Toscana e le uniche misure efficaci per prevenire l'infezione sono quelle di protezione individuale per evitare le punture dei pappataci.

Insomma, o si resta chiusi in casa, o il rischio zero non esiste. Ma soprattutto, la difficoltà è quella di individuare il virus Toscana e qui è stata la capacità straordinaria di Matteo Bassetti e del suo staff ieri, mentre il mondo era impegnato a correre dietro ad asintomatici e paladini dei tamponi, a capire qual era la malattia.

Tutto questo è servito anche ad aprire un mondo, con esperienze da condividere da parte di chi ci è già passato, che ha raccontato il suo incontro con i pappataci e il virus Toscana sulle pagine social di Bassetti. Emanuela Biasini racconta: “È successo a mio figlio dieci anni fa ed il Toscana virus è stato scoperto all' ospedale di Ascoli Piceno sempre con il prelievo del liquor. I medici mi dissero che era una "meningosi "ed il virus era stato trasmesso proprio dai pappataci”.

Mira Zucclepp testimonia: “Noi abitiamo in collina in provincia di Reggio Emilia e due settimane fa è stata ricoverata un’anziana del nostro Paese con il Toscana Virus”. Non guarda in faccia a età, posizione geografica, anno, il virus e Riccardo Marghieri, medico, ricorda: “Nel 2011 risiedevo all' isola d' Elba dove ho contratto il Toscana Virus da pappataci. Lì è endemico da cinquant’anni, inclusa la Maremma, e i primi a scoprirlo furono i francesi che trascorrevano le vacanze all' Elba preferibilmente in campeggio ed al ritorno in patria dopo quindici-venti giorni iniziavano a manifestare i sintomi della meningite virale; è un’espressione benigna della malattia ma garantisco che si soffre parecchio a volte con qualche esito che perdura nel tempo. Oltre al test del liquor si possono identificare gli anticorpi nel sangue e aver contratto la malattia non assicura l' immunità permanente, quindi si può contrarre la malattia anche una seconda volta. Ogni anno nel mese di luglio in media il Toscana Virus infetta da cinque a dieci persone”.

Elisabetta Pontrelli invece si concentra sui rischi di identificare il Toscana virus in ritardo: “So con certezza di altre diagnosi nefaste - quasi sempre sclerosi e parestesie - con conseguenti cure sbagliate, proprio per non aver fatto questo esame, ed il paziente invece era stato morsicato dalla zanzara maledetta, tipo quella del Friuli-Venezia Giulia. A Udine dove viveva una mia zia vent’anni fa, si registrarono molti casi”.

Insomma, Toscana nel nome, ma virus di tutta Italia.

Abbiamo parlato molto di Nord, ma i pappataci nel nostro Paese sono diffusi soprattutto al Centro e al Sud, nelle aree costiere dove trovano un clima umido che favorisce il loro sviluppo. E amano anche le aree collinari e pedemontane, in un’altitudine compresa fra i 100 e gli 800 metri, caratterizzate da vegetazione abbondante e da clima mite. E sono tutti pappataci nostri.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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